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Sampietrini della memoria, la difficoltà di ricordare la deportazione dei politici e la banda Koch dimenticata

Durante la presentazione delle “pietre d’iciampo” che ricordano i deportati vittime del nazifascismo Aldo Pavia, presidente dell’Aned (l’associazioine dei deportati), ha spiegato oggi come sia ancora difficile ricordare gli esatti contorni della deportazioone politica accanto a quella più nota delle vittime della Shoà. Pavia ha preso spunto da tre delle “pietre d’inciampo” (sulle prime trenta che saranno posizoonate il 28 gennaio nell’operazione sampietrini della memoria in sei municipi) e che riguardano, al Pigneto, Fernando Nuccitelli in via Romanello da Forlì 34, Fernando Persiani in via Ettore Giuovenale 95 e Antonio Atzori in via Ascoli Piceno 18. Tre perseguitati politici deportasti a Mauthauisen e lì morti. In effetti non si conosce a tutt’oggi il numero esatto dei deportati politici di Roma, un filone che in izia il 2 ottobfre con la deportazione di due donne a Ravensbruck e che prosergjue via via con la deportazione dei 254 antifascisti del 4 gennaio ’44, con i militari spediti a Peschiera del Garda, con i 70 deportati successivi, con la deportazione di massa del Quadraro. In questo contesto si inserisce poi lo stillicidio giorno per giorno dei romani deportati per il lavoro coatto e radunati a Roma nella caserma Macao.
L’operazione pietre d’inciampo, con i suoi primi trenta sampietrini, è dunque solo l’inizio, come ha ricordato la curatrice dell’iniziativa Adachiara Zevi che ha invitato i parenti dei deportati che vogliono ricordare i loro congiunti a rivolgersi direettamente alla Casa della Memoria dove sarà aperto uno sportello per ricevere le richieste di nuovi sampietrini.
Quanto ci sia ancora da fare è ribadito poi dal fatto che nella città di Roma, come abbiamo più volte deenunciato e come lo stesso Pavia ha indicato questa mattina nel suo intervento, non ci sia nulla a ricordare in loco uno dei luoghi più orribili della persecuzione nazifascista, la prigione che la banda Koch aveva allestitto nei locali dell’allora pensione Oltremare in via Principe Amedeo 2, nelle adiacenze della Stazione Termini. Nell’edificio che ospita oggi Radio Radicale nulla ricorda questo scempio del passato nazifascista della città.

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