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Via Tasso, il Museo in cui a volte i presidenti sono stati costretti a pagare di tasca propria le bollette

In via Tasso i soldi anche per pagare le bollette sono stati pagati di tasca propria, a volte, dagli stessi responsabili. Non è un mistero che Paolo Emilio Taviani, presidente del Museo prima dell’attuale presidenza Parisella, aprisse il suo portafoglio per pagare bollette iumprocrastinabili, tipoi quella dell’elettricità. Il sostegno garantito dal ministero dei beni culturali è ancor oggi risolto col contagocce. Ben diversamente da altre imponenti situazioni che godono invece di grandi sostegni economici. L’attuale mostra sulla Shoah al Vittoriano, tanto per fare un esempio, è costata oltre 250 mila euro. Intanto il museo, lontanissimo da queste cifre, continua ad essere trattato come un parente povero. Il Museo ha un unico dipendente pubblico, il custode distaccato da una biblioteca. In queste condiziioni è un vero miracolo che il Museo riesca a svolgere tutte le attività che promuove e garantisce, a partire dall’accoglienza che fa quotoidiamente a scolaresche e gruppi di giovani visitatori. La storica direttrice Elvira Paladini, scomparsa poco tempo fa, ha profuso in queste attività tutte le sue forze fino all’ultimo momento. Non solo difetta il sostegno economico, ma in passato si è dovuti ricorrere a ricorfrenti mobilitazioni e denunce per impedire che fossero definitivamente alienati e venduti appartamenti dell’edificio che ospitava – lo ricordiamo – le celle dei poveri detenuti in manoi alla ferocia delle SS, appartamenti su cui il ministero colpevolmente non aveva esercitato le dovute prelazioni, e la cui vendita a privati solo grazie alla mobilitazione degli amici del museo è stata impedite. Per l’installazione delle telecamere sai dovette aspettare un attentato dinamitardo, per il loro funzionmamento in tempo reale si dovrà ancora aspettare.
Paolo Brogi

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