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Maggi, il bombarolo. I vertici dei CC della divisione Pastrengo favorevoli al golpe

LA TESTIMONIANZA. Per anni Izzo ha diviso la cella con estremisti di destra
L’ergastolano ribadisce:
«Maggi? Un bombarolo»
Mara Rodella
«Me lo confidò Freda mentre eravamo detenuti nel carcere di Trani Il periodo? Era il ’79-’80»
·         Venerdì 12 Marzo 2010
·         CRONACA,
·         pagina 13
·      
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Carlo Maria Maggi, imputato
Ermanno Buzzi un ordinovista, Carlo Maria Maggi uno stragista, Giancarlo Esposti il trade union tra estremisti neri e forze dell’ordine deviate. Ad abbinare nomi e ruoli dietro le quinte della strategia della tensione degli anni ’70 è Angelo Izzo, il «mostro del Circeo», ancora in aula per deporre nel terzo processo sulla strage.
Non l’aveva mai dichiarato prima, rispulciando i verbali resi da Izzo dagli anni ’80, non compare alcun riferimento, eppure: «Buzzi era di Ordine Nuovo, fu lui a dirmelo in carcere», riferisce. Il neofascista bresciano, condannato e assolto in appello nella prima inchiesta sull’attentato del 28 maggio’74, riemerge nella ricostruzione di Izzo che ribadisce le confidenze del compagno di cella Gianni Guido: «Mi disse che Buzzi era coinvolto nella strage di piazza Loggia e che c’era complicità tra gruppi milanesi e bresciani».
STANDO AI VERBALI, «L’elemento di raccordo tra Brescia e Milano era Marco De Amici, militante della Fenice, mentre la strage si diceva potesse essere una reazione alla morte di Silvio Ferrari». Sempre stando alle rivelazioni di Guido, il mandante milanese della strage di piazza Loggia altro non sarebbe che Giancarlo Rognoni, leader della Fenice. Ma secondo il teste qualcun altro pianificava strategie terroristiche: «Maggi era uno stragista, un bombarolo, me lo rivelò Franco Freda, in carcere a Trani, tra il ’79 e l’80», ricorda Izzo. Maggi, uno deicinque imputati di strage «riteneva si dovesse compiere una serie di attentati ravvicinati, in sequenza, salire in auto e agire tra Venezia, Verona, Firenze e Roma».
Una versione che confermerebbe la ricostruzione di Tramonte secondo cui, a pochi giorni dall’attentato di piazza Loggia, Maggi avrebbe ribadito che «la strage bresciana non doveva rimanere un episodio isolato». E pare non fosse l’unico a pensarla così: «Nel ’74 il progetto prevedeva 4 stragi, una sola era inutile» ricorda Izzo alla luce delle confidenze ricevute da Freda, Tuti e Concutelli. Ma, al limite, andavano spinti anche i carabinieri: «per portarli a reagire contro i rossi».
QUESTA LA TESI che Giancarlo Esposti, delle Sam di Milano, avrebbe confidato a Valerio Viccei, estremista nero: «Esposti voleva piazzare una carica esplosiva nel centro di una città del nord, per poi farne esplodere un’altra all’arrivo delle forze dell’ordine, in modo che dessero la colpa alla sinistra. Sapevo dal gruppo di Ascoli che Esposti avesse rapporti con i carabinieri della divisione Pastrengo, con il generale Palumbo. Era noto che questa caserma fosse favorevole all’idea di un golpe». Un contatto che legherebbe quindi estremisti e apparati deviati, e che sosterrebbe in gran parte l’impianto accusatorio dei pm.
da Bresciaoggi

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