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25 aprile, a Roma saranno ricordate le efferatezze della banda Koch

La Banda Koch a Roma: la Pensione Oltremare di via Principe Amedeo 2, un luogo dimenticato
Il 25 aprile, alle 13.30 sarà deposta una corona per ricordare le vittime della feroce banda paramilitare di Pietro Koch. Una cerimonia promossa da Anpi Esquilino, Anppia e associazione culturale lalottacontinua.
Non c’è memoria di Koch a Roma. Due posti della ferocia nazifascista a Roma pressoché dimenticati.
Non c’è niente infatti a tutt’oggi, a 66 anni dai fatti, che ricordi in via Principe Amedeo 2 la Pensione Oltremare, la più tetra delle prigioni usate dalla banda Koch per torturare e seviziare centinaia di antifascisti nel ‘44. Neanche una targa o una lapide a ricordare il triste luogo usato da Koch fino a metà aprile di quell’anno. L’altro posto, dove sorgeva la Pensione Jaccarino in via Romagna 38, all’angolo con via Sicilia, dove Koch si trasferì in aprile e operò fino a inizio giugno, appare altrettanto dimenticato: una lapide poco leggibile e sotto una scritta vandalica che oltraggia la Resistenza. L’ufficio decoro del comune, interpellato più volte, non l’ha mai cancellata.
Eppure nei due luoghi furono detenuti, picchiati, seviziati centinaia di prigionieri, come il professor Pilo Albertelli poi tra i martiri delle Fosse Ardeatine. Il tentativo di affiggere una lapide per ricordare la Pensione Oltremare, nel palazzo a sei piani di via Principe Amedeo 2 che ospita oggi alcuni piccoli hotel e la sede di produzione di Radio Radicale, in passato si sarebbe scontrato con l’opposizione del condominio. Un passo comunque è stato finalmente fatto da poco dalla amministrazione comunale, che attraverso l’ufficio toponomastica ha avviato una richiesta. E anche il I Municipio ha di recente approvato un ordine del giorno in questo senso.
Ma intanto in via Principe Amedeo non c’è ancora nulla che ricordi l’esistenza di questo triste luogo di tortura e sevizie nazifasciste.
Il risultato è che a Roma sembrano dimenticate le efferatezze commesse in quei bui mesi del ’44 dalla banda di Pietro Koch. Ha scritto su di lui Silvio Bertoldi: Koch è specializzato nella caccia ai membri del Partito d’ azione e ai comunisti, tra gli altri “pesci” grossi catturati c’ e’ Luchino Visconti, salvato grazie all’ amicizia di Maria Denis con il bel tenente, pronto a rilasciare il regista in omaggio alla diva. Non gli riesce, invece, di arrestare Bontempelli, preda ambita, perché lo scrittore gia’ fascistissimo e accademico d’ Italia ora e’ passato alla Resistenza (nel dopoguerra diventerà parlamentare comunista). Nella banda l’ avvocato Trinca Armati è il capo del cosiddetto ufficio legale, il vicecomandante si chiama Armando Tela, un italoargentino con una piccola industria in Toscana. Sono in tutto una sessantina, con tanto di segreteria, ufficio investigativo, autodrappello, ufficio disciplina, armeria, sorveglianza prigionieri. Un apparato per mascherare da polizia legale quello che e’ invece uno strumento di arbitrio per operazioni persecutorie, tra l’ altro alle dipendenze della Sicherheitsdienst tedesca più che della polizia repubblichina. Non mancano due preti, don Pasquino Perfetti e padre Epaminonda Troya, gia’ vice parroco di Santa Trinita a Firenze, e una schiera di donne, Lina Zini, Anna Saracini, Camilla Giorgatti, Teresa Ledonne, Anna Chiavini, Giulia Ferrini, Annapaola Marchetti, Maria Rivera e, perfino, una soubrette in quei mesi sull’ onda del successo a Milano, Daisy Marchi, amica del ministro della Real Casa Acquarone, e amante en titre del capobanda. Koch e la banda restano a Roma fino all’ arrivo degli alleati, poi risalgono a Nord, prima a Firenze e poi a Milano, la citta’ dei loro lugubri fasti.
Fin qui Bertoldi. Su e sulle efferatezze commesse in quei nove mesi a Roma, con uno strascico poi a Milano, Massimiliano Griner ha messo a punto dieci anni fa un’ampia ricostruzione pubblicata da Bollati Boringhieri.
Come nacque quel luogo di tortura e sevizie in cui furono portati centinaia di antifascisti nel 1944? Pietro Koch fu autorizzato dalla Questura di Roma e dall’allora capo della polizia Tamburini ad aprire un reparto speciale di polizia nel gennaio del 1944. In sei mesi di attività Koch compì 633 arresti, di cui 435 solo a Roma. Durante la sua attività il reparto di Koch ha sicuramente provocato la morte di 44 persone, di cui 29 caduti alle Fosse Ardeatine. Il primo colpo messo a segno da Koch fu l’arresto del generale Mario Caracciolo di Feroleto, ex comandante della V armata. Numerose poi le retate contro il partito d’azione, ventitré le azionisti presi, ventuno quelli spediti alle Fosse Ardeatine. Altro arresto fu quello di Maurizio Giglio e della sua rete. Il reparto di torturatori guidati da Koch ebbe tre sedi: la prima in alcune stanze della pensione Oltremare, all’ultimo piano di via Principe Amedeo 2, nelle immediate vicinanze della stazione Termini. A fine aprile ’44 il reparto si trasferì alla pensione Jaccarino, in via Romagna 38. Poi Koch dopo l’arrivo degli Alleati si spostò a Milano, dove prese possesso di Villa Fossati. Tra gli infiniti mezzi di tortura Koch usava anche un impianto doccia con acqua a temperatura 70 gradi. Alcuni prigionieri sostennero che era meglio stare a via Tasso piuttosto che alla pensione Oltremare.
Nota: il  consiglio della Prima Circoscrizione in gennaio ha approvato all’unanimità una mozione per chiedere al sindaco Alemanno di porre una targa commemorativa nell’altro luogo in cui ha operato la banda Koch, via Principe Amedeo 2.
L’ufficio toponomastica del Comune di Roma, in una sua recente seduta, ha deciso di chiedere al condominio di via Principe Amedeo 2 la possibilità di apporre una lapide in memoria di uno dei luoghi più orribili delle persecuzioni nazifasciste a Roma, la pensione Oltremare.

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