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Processo di Brescia: è stato tritolo. Sentenza prevista per novembre

Da Bresciaoggi del 17.9.2010, la nuova udienza e la previsione della sentenza per novembre.

«Strage, in piazza Loggia esplose tritolo»
IL PROCESSO. È ripreso davanti alla corte d’assise il procedimento a carico di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti. I consulenti della difesa: «L’esplosivo non era dinamite e Carlo Digilio fantasticava e non era in grado di testimoniare»
17/09/2010

Brescia. Nel cestino di piazza Loggia, alle 10.12 del 28 maggio 1974, esplose una carica di tritolo. L’esplosivo che uccise otto persone e ne ferì altre 103 era Tnt, trinitrotoluene.
È LA CONVINZIONE, granitica, di Paolo Berry, ingegnere minerario, docente all’Università di Bologna, consulente chiamato dall’avvocato Antonio Franchini, difensore di Delfo Zorzi. Berry ha illustrato la sua tesi ieri mattina in aula, davanti ai giudici della corte d’appello, modificata per la sostituzione di un giudice popolare, nell’udienza di riavvio del processo. In sostanza il consulente ha sposato buona parte delle conclusioni a cui sono giunti i periti incaricati dalla corte della perizia chimico-balistica. Per Berry in piazza Loggia venne fatto esplodere tritolo e non dinamite o gelignite, come sostenuto dall’accusa che si basa sulle dichiarazioni del pentito Carlo Digilio.
«L’affumicatura alta un metro e trentadue rimasta sulla colonna della piazza è il segno inequivocabile che si è trattato di un esplosivo a bilancio di ossigeno negativo. E quindi tnt, tritolo e non dinamite. Gelignite e dinamite – ha spiegato Berry alla corte – non avrebbero potuto lasciare la traccia di affumicatura perchè sono esplosivi a bilancio d’ossigeno positivo».
Ma la convinzione del consulenze deriva, ovviamente, anche da altri fattori e non trascura nemmeno la colorazione del fumo descritta dai testimoni sentiti in aula. Il tritolo esplodendo sprigiona fumo nero, ma nessuno dei testi, tranne uno, ha visto fumo nero, tutti hanno visto un fumo azzurrino, bianco, grigio.
Per Berry la spiegazione è semplice: la fumata nera si può vedere se uno sta guardando l’esplosione, ma subito dopo il fumo è contaminato da altro.
«IL FUMO GRIGIO biancastro che è stato visto in piazza della Loggia dopo l’esplosione – è la conclusione di Berry – è portatore del particolato della colonna». Per il consulente in sostanza la fumata nera del tritolo è stata schiarita dalla polvere di marmo della colonna.
In piazza Loggia non è nemmeno stato avvertito un odore particolare, mentre in letteratura è spiegato che con l’esplosione di dinamite potrebbe sentirsi un intenso aroma di mandorle amare.
E anche per quanto riguarda la competenza di Carlo Digilio, collaboratore importante su cui si basa buona parte della ricostruzione dell’accusa, che avrebbe descritto la bomba esplosa a Brescia, dicendo di averla anche toccata per sistemare il congegno a tempo ed evitare che Marcello Soffiati che la portava da Mestre a Milano in una valigetta 24 ore rischiasse di saltare per aria, il consulente abbraccia le conclusioni dei periti. «Digilio appare come una persona che non sa quello che dice. Ho l’impressione – è la conclusione del consulente Berry, dopo aver letto tutti i verbali con le sue dichiarazioni – che lavorasse molto di fantasia». Fantasiosa, per il consulente Berry, anche la descrizione della sveglia fornita da Digilio per innescare il detonatore: «Sia timer che detonatori elettrici erano in uso, sperimentare una cosa così non ha molto senso»
Ma Digilio, se per il consulente Berry, lavorava di fantasia, per i due consulenti medico-legali chiamati sempre dalla difesa Zorzi, «non era in grado di testimoniare». Claudio De Bertolini e Paolo Moreni, sentiti ieri in aula, hanno concluso che Digilio, a causa delle condizioni di salute, peggiorate pure dall’ictus che lo colpì nel maggio del 1995, «non era assolutamente in grado di testimoniare».
NELL’UDIENZA di ieri il presidente Enrico Fischetti ha stabilito anche la scaletta per riuscire ad arrivare a sentenza entro la metà di novembre. Il ritmo è serrato: l’udienza di oggi e quella di martedì saranno dedicate all’escussione degli ultimi testimoni, giovedì prossimo è in programma il confronto tra Maurizio Tramonte e Maurizio Zotto. La discussione per il presidente deve iniziare il 7 ottobre: 4, o al massimo 5, udienze per i pubblici ministeri, 3 per le parti civili, 5 alle difese e altre due per le repliche.
Per il presidente Fischetti la discussione deve essere circostanziata: «Bisogna vedere se Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti e Francesco Delfino sono colpevoli o no? Tutti gli altri discorsi sono accessori».

Wilma Petenzi

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