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Libia, “fuoco amico” contro il marinaio che salva la vita agli immigrati

Da l’Unità del 14.9.2010:
«Fuoco amico» sul marinaio che salva la vita agli immigrati
Gaspare Marrone è il capitano della motopesca “Ariete”. Nel 1998 venne insignito del «Premio per il mare» per aver partecipato a tre diverse operazioni di salvataggio che trassero in salvo almeno 700 migranti in mare.
l’Unità, 14-09-2010
JOLANDA BUFALINI   
ROMA jbufalini@unita.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Le acque sono le stesse, quelle della pesca e delle rivendicazioni della Libia sul Golfo della Sirte. E quelle delle rotte dei migranti che partono dalle coste libiche in cerca di un futuro migliore, lontano dalle guerre e dalla miseria. Verso approdi che dovrebbero essere accoglienti per antica civiltà e solidarietà. È proprio perché le rotte sono le stesse che i comandanti dei pescherecci sono spesso per i migranti uomini mandati dalla provvidenza. L’apparizione di un peschereccio può voler dire, per i naufraghi, per le carrette in balia dei flutti, avere salva la vita. Gaspare Marrone, ha ricordato ieri Laura Boldrini, rappresentante dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, «è uno di questi marinai coraggiosi». Fu premiato nel 2008 e «il premio gli fu consegnato da Andrea Camilleri».
LA LEGGE DEL MARE
Nel giugno del 2008 l’episodio più tragico, l’Ariete trasse in salvo 27 naufraghi ma cinque disperati morirono annegati. «La legge del mare ci impone di salvare chi è in difficoltà, anche a rischio della vita», disse in quella occasione Gaspare Marrone e tornò al lavoro in mare, come ha fatto anche ieri, quando è ripartito con il suo equipaggio dopo aver riferito della Santa Barbara di cui l’Ariete era stato fatto oggetto. Lo scirocco e la bella stagione aiutano gli sbarchi dei rifugiati ma anche d’estate, quando soffia il maestrale, i viaggi della speranza sono a rischio. È in queste situazioni di grande difficoltà che i pescherecci, nei cui equipaggi insieme agli italiani sono i pescatori provenienti dal Nord Africa, appaiono come la luce della salvezza. Non era la prima volta, in quella notte del 2008, che l’Ariete si era adoperato per salvare vite umane. Nel novembre del 2007 era stata la volta dell’incontro con un gommone carico di 54 persone, a trenta miglia dall’isola di Lampedusa. Il gommone dei migranti imbarcava acqua, Gaspare Marrone con i suoi marinai li portarono a riva, un membro tunisino dell’equipaggio si gettò in acqua per soccorrere i naufraghi, fra cui c’erano una bambina e nove donne. Un anno dopo l’operazione più clamorosa, tre pescherecci, fra cui l’Ariete, portarono in salvo 650 persone in balia delle acque su due barconi.
MARINAI CORAGGIOSI
«È uno dei marinai coraggiosi che ha rischiato la propria vita e quella del suo equipaggio per avere salvato altre vite umane. – ha dichiarato ieri Laura Boldrini – Nel 2008 è stato premiato con il “Premio per il mare” istituito dalle Nazioni Unite per il suo coraggio». Dal premio all’eroismo al fuoco amico: le acque sono le stesse, quelle dove si pesca e si rischia per il contenzioso con la Libia, quelle dei viaggi della speranza che si trasformano in tragedia.
La copertura politica e l’accredito internazionale che il governo italiano «offre alla Libia – denunciava ieri un comunicato della Cgil – espongono il nostro paese ad una grave responsabilità di complicità con le azioni illegali di quel paese, in particolare per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei migranti ricacciati dall’Italia ed internati nei campi della Libia». ♦

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