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Valori tedeschi. E punti

Gli immigrati devono rispettare i valori tedeschi. Già, ma quali sono i valori tedeschi? Quelli esemplarmente rappresentati nei corridoi dello Yad Vashem a Gerusalemme? Quelli contro cui presero le armi i poveri ebrei assediati nel ghetto di Varsavia, dando corso a un’insurrezione tanto eroica quanto destinata a soccombere ai “valorosi” cannoni tedeschi? Oppure bisogna andare a cercarli a Wannsee, vicino all’ameno laghetto alla periferia di Berlino, dove tra un ballo e l’altro nella bella e bianca villa requisita a un industrialotto Heydrich e simili buttavano giù gli appunti per lo sterminio? Cara Merkel, a Wannsee ci arriva perfino un autobus. Vada a riflettere un po’  lì…

Ecco, cara Merkel, nella sua affannata rincorsa a destra a non farsi spiazzare dal partito anti-islamico bisognerebbe che non si alzasse troppo la voce in modo demagogico. I valori tedesschi sono stati esemplarmente vissuti nel dopoguerra dai nostri gastarbeiters, brutto termine coniato negli anni ’50 per i “lavoratori ospiti”. Ci sono documenti visivi che fanno raccapriccio: mostrano gli emigranti italiani che salgono su treni a Verona e vengono accolti a Monaco di Baviera, dove sono analizzati nei denti e nel corpo come fossero bestiame.

Siccome è tempo di demagogia si scopre ora il risveglio nedl Pd di Walter Veltroni che propone i punti per l’ingresso degli immigrati. La miseria non basta? Le guerre e le carestie non sono sufficienti? I punti, si dice. Domanda: rovesciamo il quesito, quanti punti pensa di valere in generale l’ex segretario del Pd?

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