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Rumeni che muoiono in baracca a Roma. Mestiere? Muratori (pagati in nero)

Sono tutti poveri rumeni i protagonisti del rogo della baracca alla Magliana. E sono muratori. Ecco chi vive nelle baracche intorno a Roma. Non è una novità, eppure c’è chi stenta a capirlo. Le prime  notizie sul rogo davano come non identificabile il povero corpo carbonizzato. Però forse basta chiedere a Lorenzo Yunie, rumeno, ustionato alle mani (se la caverà in una settimana) perché è lui ad aver scoperto la baracca in fiamme e ad aver tentato di spegnere l’incendio. L’altro ferito, più grave, si chiama invece  Marian Duplea, di 37 anni, è ricoverato all’ospedale Sant’Eugenio con ustioni di secondo e terzo grado, ma non è in pericolo di vita. Marian e Lorenzo sono cugini e lavorano in Italia come muratori. Il morto invece lavorava, pare, come giardiniere.
I tre romeni, che vivevano insieme nella baracca da circa quattro mesi, utilizzavano candele per illuminare l’interno e mettevano l’alcol in bottiglie di vetro o in barattoli di fagioli vuoti, che poi accendevano per riscaldare il cibo. Questo riferisce il Messaggero online (sua la foto in alto). Al momento dell’incendio, secondo quanto ha riferito uno dei feriti, solo il giardiniere era nella baracca ed era probabilmente ubriaco. All’operazione di spegnimento ha partecipato anche il titolare di una pizzeria dei dintorni. Ed è stato quest’ultimo ad allertare i vigili del fuoco.

Rumeni muratori e giardinieri. Che vivono in baracche. Come mai? Chi lavora in nero a Roma non ha grandi chances, a quanto pare. Peggio dei precari. Eccoli qua, sono l’ultimo girone dell’inferno. Invece di meravigliarsi che la loro bonifica non  è andata a buon fine i rappresentanti del centro destra romano, come il querulo Santori, dovrebbero invece cominciare ad occuparsi di cantieri edili. Vadano lì a verificare le condizioni di lavoro, vedranno che se si cambia regime spariscono anche le baracche perché chi ci vive – lavorando al nero – non  ha trovato mai il modo di affittare un appartamento in periferia. A 30 euro al giorno – e non tutti i giorni – si è solo dei poveri sfruttati che possono vivere così. Salvo gli ipocriti tutti gli altri lo capiscono.

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