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Sentenza Dell’Utri, i giudici spiegano come ha funzionato il triangolo con la mafia e Berlusconi

I giudici di Palermo, in 641 pagine, spiegano il perché della condanna del senatore Marcello dell’Utri, braccio destro di Slvio Berlusconi. La condanna è legata a fatti avvenuti fino al 1992, mentre il senatore è stato assolto per quelli successivi. Il collegio presieduto da Claudio Dall’Acqua, a latere Sergio La Commare e il relatore Salvatore Barresi, gli ha ridotto la pena dai nove anni comminati in primo grado a sette anni. Ma intatto resta il quadro d’insieme che vede Dell’Utri al centro di questa ragnatela che la mafia ha allestito intorno all’imprenditore di Arcore. Centrale in questo contesto la funzione del siciliano Dell’Utri che ancora si difende come l’altra sera all’Infedele con reazioni stizzose di fronte alla semplice domanda: “Che cosa pensa della mafia?”.

Si legge nelle conclusioni della sentenza (pp 628 e seguenti):

“Risulta in conclusione provato, come in precedenza già osservato, che
egli ha svolto, ricorrendo all’amico Gaetano Cinà ed alle sue “autorevoli”
conoscenze e parentele, un’attività di “mediazione” quale canale di
collegamento tra l’associazione mafiosa cosa nostra, in persona del suo più
influente esponente dell’epoca Stefano Bontate, e Silvio Berlusconi, così
apportando un consapevole rilevante contributo al rafforzamento del
sodalizio criminoso al quale ha procurato una cospicua fonte di guadagno
illecito rappresentata da una delle più affermate realtà imprenditoriali di quel
periodo, divenuta nel volgere di pochi anni un vero e proprio impero
finanziario ed economico.
Va riaffermato che l’imputato non ha svolto solo un ruolo di
collaborazione con l’imprenditore estorto al fine esclusivo di trovare
soluzione ai suoi problemi, ma ha invece coscientemente mantenuto negli
anni amichevoli rapporti con coloro che erano gli aguzzini del suo amico e
datore di lavoro, incontrando e frequentando sia Gaetano Cinà che Vittorio
Mangano, pranzando con loro ed a loro ricorrendo ogni qualvolta sorgevano
problemi derivanti da attività criminali rispetto ai quali i suoi amici ed
interlocutori avevano una sperimentata ed efficace capacità di intervento…”

Le 641 pagine in questo link  sentenza_dellutri

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