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Muore in carcere a Sanremo un detenuto di 186 kl. Disabile, epilettico, ritardato, incarcerato la prima volta per aver rubato tre palloni…

E’ morto mentre Sky proiettava Il nido del cuculo. E’ morto mentre Danny De Vito rifaceva per il pubblico di ieri sera i suoi struggenti “Albergo”. E col grande capo indiano amico di Nicholson, l’eroe simpatico che alla fine sarà lobotomizzato. Ma quello è un film, questa di Sanremo è la realtà orribile di un paese che uccide un uomo disabile di 186 kili di peso entrato in carcere la prima voltra per aver rubato tre palloni di cuoio in una palestra. e da allora finito più volte in carcere dove doveva restare ora fino al dicembre del 2011 ma dove ieri ha chiuso con un infarto, un colpo al cuore da carcere. Quello che segue è il resoconto di repubblica online, che altro aggiungere? Povero Fernando Paniccia…

Ragionava come un bambino di 3 anni, pesava 186 chili ed aveva 27 anni. Si chiamava Fernando Paniccia. Sono i tratti essenziali dell’ennesimo detenuto morto per “cause naturali”, questa volta nel carcere di Sanremo, ma che faceva parte dell’incredibilmente lunga schiera di oltre 500 persone disabili gravi rinchiuse nelle celle del sistema penitenziario italiano. Gente per la quale l’espressione “diritto alla salute” risulta, nè più né meno, come un suono senza alcun senso. Salgono così a 171 i detenuti morti nel 2010, di cui 65 per suicidio, gli altri per cause “naturali”, secondo l’attentissimo osservatorio di Ristretti Orizzonti 1, organizzazione di volontariato che monitorizza costantemente la vita dei circa 65 mila detenuti nelle carceri, costretti in uno spazio destinato a non più di 43 mila persone.

Solo piccoli reati. Fernando Paniccia avrebbe terminato di scontare la pena il 31 dicembre del 2011. Era invalido al 100%, affetto da ritardo mentale, epilettico e semiparalizzato. Era entrato in carcere per la prima volta a 19 anni, per il furto di 3 palloni di cuoio in una palestra, e da allora era stato più volte arrestato per piccoli reati di cui probabilmente non era nemmeno consapevole, poiché la sua capacità di comprensione era, appunto, quella di un bambino di tre anni, incapace di muovere le mani, di parlare correttamente e controllare gli stimoli fisiologici. Eppure, nonostante l’evidente

deficit mentale, venne arrestato e richiuso in cella, fin dalla prima volta, quando caricò su un furgoncino tre palloni di cuoio presi nel piazzale antistante un centro sportivo della sua città.

Non riusciva a dimagrire. Paniccia era nato a Frosinone, ed è stato ucciso probabilmente da un arresto cardiaco. Le sue condizioni di salute erano critiche da tempo a causa dell’obesità. Nonostante l’interessamento dei sanitari, non era riuscito a dimagrire. Il giorno di Natale aveva accusato un malore. Ieri mattina il suo compagno di cella lo ha chiamato, ma inutilmente. Il sostituto procuratore Antonella Politi ha disposto che venga effettuata l’autopsia.

I detenuti disabili in carcere. Il dato, fornito dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) riguarda la disabilità motoria e sensoriale ed è fermo al dicembre 2008. La maggioranza di detenuti disabili è in Lombardia (121), seguita da Campania (96) e Lazio (51). A Fossombrone, nelle Marche, sono detenuti 28 ipovedenti. Nel dicembre del 2008 nelle carceri italiane erano presenti 483 detenuti con disabilità motoria o sensoriale. Questo il dato più recente sulla presenza della disabilità in carcere in possesso dell’Ufficio Servizi sanitari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Un’identica rilevazione per il 2009 manca: “Le schede destinate alla compilazione erano state inviate anche lo scorso anno alle direzioni degli istituti di pena – spiegano dall’ufficio – ma l’indagine non è stata realizzata”.

Il primato alla Lombardia. La regione italiana con il maggior numero di detenuti disabili risulta essere la Lombardia: alla fine del 2008 negli istituti di pena della regione risultavano reclusi 121 detenuti con disabilità fisica e motoria, di cui 13 a San Vittore e 82 a Opera. Fra le regioni più “affollate” anche la Campania con 96 detenuti, il Lazio (51), le Marche (34, di cui 28 ipovedenti detenuti nella struttura di Fossombrone) e la Toscana (31). Seguono Sicilia (34), Piemonte e Valle d’Aosta (23), Veneto, Trentino e Fvg (20), Puglia (17), Emilia-Romagna (16), Sardegna (16), Calabria (14), Umbria, Abruzzo-Molise, Liguria (tutte con 3 detenuti) e, infine, Basilicata (1).

L’incompatibilità con il carcere. La malattia e la disabilità non sono incompatibili con la detenzione. Anzi accade spesso che chi varca la soglia del carcere porti con sé gli esiti di un trauma o di una malattia che hanno ridotto le sue capacità motorie o mentali. “Non esiste in Italia una normativa specifica per i detenuti disabili”, afferma Francesco Morelli, di Ristretti Orizzonti. “Uno dei principali riferimenti normativi per la disabilità in carcere – spiega Morelli – è l’articolo 47 ter dell’Ordinamento Penitenziario, relativo alla detenzione domiciliare”: in base al comma 3, “la pena della reclusione non superiore a quattro anni, anche se costituente parte residua di maggior pena, nonché la pena dell’arresto, possono essere espiate nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora ovvero in luogo pubblico di cura, assistenza o accoglienza, quando trattasi di persona in condizioni di salute particolarmente gravi, che richiedano costanti contatti con i presidi sanitari territoriali”.

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