Informazioni che faticano a trovare spazio

Tullia Zevi

Tullia Zevi. Una persona acuta e netta che non si tirava mai indietro e che diceva quel che c’era da dire con chiarezza. Se la chiamavi al telefono rispondeva lei in prima persona. E con quale forza sapeva spiegare il suo punto di vista. Come quando aveva ricordato il ruolo negativo svolto da Pio XII negli anni della persecuzione nazifascista degli ebrei. Senza infingimenti, false diplomazie, ipocrisie.

Era una donna di sinistra. E proprio oggi Gideon Levy ha scritto su Haaretz che è sempre più difficile essere di sinistra in Israele.  Tullia Zevi lo era, senza grandi proclami.

Era antifascista, così come lo è esemplarmente il vecchio rabbino capo Elio Toaff ormai ritiratosi in pensione. Un modo di essere necessario e senza contropartite.

Una vecchia guardia che viene meno. Ma che lascia a chi resta posizioni molto chiare, un viatico. Basta leggere il suo colloquio con la nipote Nathania in “Ti racconto la mia storia”.

Per anni aveva scritto da Roma per il giornale israeliano Maariv. Corrispondenze utili, importanti.

Chissà cosa pensava da ultimo della Comunità ebraica romana, dell’Ucei, dell’Italia che ci circonda tutti?

E’ morta alla vigilia del giorno della memoria.  Ai suoi figli Adachiara e Luca, amici che ne hanno seguito orientamenti e ispirazioni, con i quali abbiamo condiviso insieme a tanti altri momenti importanti della battaglia civile e politica  in Italia, un forte abbraccio.

(in alto il momento in cui il feretro ha fatto il giro dedl Ghetto, prima di essere portato al Verano)

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