Informazioni che faticano a trovare spazio

Lettera a Napolitano degli studenti per Simone, lo studente di medicina ricevuto nella delegazione al Quirinale. Ora la Questura di Roma gli ha recapitato un avviso orale di pericolosità sociale

Ricordate la delegazione di studenti ricevuta dal Presidente Napolitano? Erano 11 e tra loro (nella foto) anche Simone F., studente di medicina, al centro della foto. Che poi il 18 maggio  è stato raggiunto da un avviso orale della questura di Roma per “pericolosità sociale”.

Il tutto perché raggiunto da unaerie di denunce relative alle manifestazioni studentesche.

Gli studenti della Sapienza hanno scritto oggi una lettera aperta a Napolitano. Eccola:

Alla Presidenza della Repubblica italiana Roma, 30/05/2011

Egregio presidente Napolitano,

come Studenti e Studentesse della Sapienza avvertiamo l’urgenza di scriverLe questa lettera, riprendendo idealmente il dialogo a cui Lei, unica fra le Istituzioni, aprì durante le mobilitazioni dello scorso autunno, per porre nuovamente il tema della democrazia nel nostro Paese.

Ci chiediamo infatti quale sia il senso di questo principio, o sarebbe più corretto definirlo valore, in un Paese bloccato dove sempre più si affievoliscono fino a sparire le possibilità di partecipazione diretta, reale e dal basso alle scelte politiche che ogni giorno incidono profondamente sulle nostre vite, sul nostro presente e ancor più sul nostro futuro.

Si affievoliscono in termini di legge elettorale certo, ma anche e soprattutto in termini, ad esempio, di diritto a manifestare liberamente le proprie opinioni nei luoghi che più si ritengono opportuni e contestuali; in termini di rivendicazione seria e radicale di un Welfare nuovo, reale, per tutta una generazione di studenti e precari totalmente privi di garanzie e, cosa a nostro avviso ben più grave, di possibilità.

In questo contesto di immobilità, chi non accetta la logica dell’impotenza, chi vuole credere ancora nel valore Democrazia e anzi lo vorrebbe rinnovato in un’ottica di maggiore sostanzialità, e dunque di rilancio, viene ritenuto un pericolo sociale.

Chi manifesta e rivendica con radicalità il proprio dissenso, chi si confronta in assemblea e si impegna con passione nell’immaginazione e nella costruzione di un’alternativa reale all’interno delle università, come negli spazi vuoti e abbandonati di questa città, un’alternativa che parli di nuovi diritti e di nuovo Welfare, in una parola, di una nuova Democrazia, risulta socialmente pericoloso.

Questo è quanto successo a Simone, studente della Sapienza e attivista dell’assemblea di Medicina, cui la mattina del 18 Maggio 2011 la Questura di Roma ha notificato un avviso “orale” (ex art. 1) di pericolosità sociale. Alla luce di tutto questo non possiamo non dirLe che la nostra concezione di individuo socialmente pericoloso è del tutto antitetica a quella appena descritta.

Riteniamo infatti che pericoloso per la società sia chi ha scritto, firmato e approvato la legge Gelmini, chi in questi ultimi vent’anni ha ridotto i finanziamenti all’università e alla ricerca, precludendo al Paese, se si pensa in termini lungimiranti, la stessa fuoriuscita dalla crisi. Pericolosi sono coloro che, negli ultimi vent’anni, hanno condannato un’intera generazione al silenzio, all’immobilità, alla rassegnazione, a un futuro di schiavitù e diritti negati.

Se dunque di fronte al quotidiano svilimento della pratica democratica e partecipativa, l’attivismo diviene problema di ordine pubblico con strade blindate e presidiate, con provvedimenti cautelari dispensati tra gli attivisti del movimento studentesco tra Roma e Padova, appare chiaro il nostro bisogno di interrogarci sul senso stesso della democrazia e su quale sia la rotta che il nostro Paese ha ormai intrapreso a tal proposito.

Anche Lei concordava nell’incontro avuto il 22 Dicembre 2010 con una delegazione di studenti del movimento, studenti tra i quali peraltro c’era anche Simone, sull’impossibilità di ridurre interi anni di mobilitazioni e rivendicazioni a una mera questione di ordine pubblico. Appariva chiaro allora, e lo è oggi ancor di più, il carattere riduttivo di questa lettura interpretativa. Le risposte che si sono cercate in quel movimento, in quel confronto di idee e persone, sono risposte non più eludibili, urgenze figlie di disagio e stanchezza, di sfiducia anche, ma certamente non di una resa incondizionata.

È alla luce di tutto questo che gli studenti e le studentesse della Sapienza, e di quel movimento con il quale soltanto Lei ha voluto interloquire, Le scrivono questa lettera aspettandosi di richiamare la sua attenzione e le sue parole su un tema così imprescindibile nell’ottica di un vero dibattito democratico.

Distinti saluti,

Studenti e Studentesse della Sapienza in mobilitazione

“Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione.” (J.P.Sartre)

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