Informazioni che faticano a trovare spazio

Rostagno, in aula i due carabinieri tra “non ricordo” e depistaggi. “Ma lei, generale, era solo un passacarte?” “Beh, sì…”

Ha chiesto di testimoniare per primo perchè ha l’aereo e deve partire per le 13, il generale dei carabinieri Nazareno Montanti che nel 1988 a Trapani comandava il reparto operativo dell’Arma è tornato a sedere davanti alla Corte di Assise che sta processando per il delitto Rostagno il capo mafia VIncenzo Virga e il killer Vito Mazzara. Montanti già sentito aveva dimenticato di dire che Rostagno prima di esere ucciso, a febbraio 1988 era stato sentito a propèosito della presenza della loggia massonica Iside 2, una loggia coperta dove erano scritti mafiosi, politici, colletti bianchi, professionisti, funzionari di Questura e prefettura. Montanti su delega della Procura di Trapani affiancò la Squadra Mobile che aveva scoperto la loggia coperta nel lavoro di riscontro. Nonostante il rapporto che il teste è stato autorizzato a consultare ha clamorosamente sbagliato sui nomi,il gran maestro Grimaudo l’ha presentato come Giraudo dicendo che lavorava come ragioniere al Comune, quando invece Grimaudo è un professore, ha anche sbagliato sul nome delle logge, e sulle pagine da consultare nonostante le indicazioni del pm Francesco Del Bene che lo sta interrogando…

Il processo è sospeso per dare modo alla difesa dell’imputato Virga di prendere visione del rapporto presentato dai carabinieri a proposito della loggia massonica Iside 2. Se la difesa darà il consenso, verrà interrotto l’interrogatorio del generale Montanti che nella sua deposizione ha anche dimenticato come si chiama la loggia coperta, notoriamente conosciuta come Iside 2, ma lui non ricorda…

“Tutti ci stanno accusando, noi eravamo in 15, uno con il cancro allo stomaco, avevamo un’auto, dovevamo occuparci di intercettazioni”. Il generale perde la pazienza e si difende indicando lo scarso numero di investigatori a sua disposizione. Viene richiamato dal pm e dal presidente a non fare considerazioni. La testimonianza del generale Montanti è a proposito di un verbale che lui nella precedente udienza in cui è stato sentito ha dimenticato di citare, che è relativo ad una audizione di Rostagno a proposito della loggia massonica Iside due, la loggia coperta frequentata da mafiosi e colletti bianchi della provincia. Ancora oggi ha ripetuto che non aveva conoscenza di quel verbale, non lo conosco ha detto, non ricordo se sono stato informato, la trasmissione alla Procura non sarebbe stata curata da lui, ma direttamente da chi ha sentito Rostagno. Un generale oberato di lavoro che rientrava a casa, ha sottolineato, dopo le 22,30, non vedeva i tg, non conosceva il contenuto degli interventi di Rostagno in televisione, ma ha anche detto che gli attacchi alla loggia coperta non arrivavano solo da Rostagno ma anche da altri giornalisti. Il processo è ripreso con questa accalorata testimonianza del generale che ad un certo punto ha cercato di porre una domanda al pm che adesso lo sta sentendo, Gaetano Paci, cosa che ovviamente è stata rispettosamente stoppata. Paci adesso gli sta chiedendo come mai escludeva la pista mafiosa per il delitto, addirittura nel rapporto c’è scritto che gli interventi giornalistici di Rostagno non potevano essere origine del delitto. E allora il pm chiede come mai escludendo quella pista, Rostagno sia stato sentito proprio sui suoi interventi giornalistici. A questa domanda il generale ha risposto che non ha mai saputo che Rostagno è stato sentito dai suoi uomini. Il comandante del nucleo operativo dell’Arma ha ammesso che attività investigative venivano condotte senza che lui ne avesse conoscenza. Ma allora cosa comandava chiede il pm, e il generale, serafico, il nucleo operativo dell’Arma…

Si riscalda l’atmosfera nell’aula bunker di Trapani, il pm  Paci contesta che il rapporto sul delitto Rostagno inviato alla magistratura a firma del generale Montanti risulta mancare di una serie di allegati, come gli interrogatori di Rostagno e altri verbali investigativi. Il pm chiede come mai questo è avvenuto, ma il generale non riesce a dare alcuna spiegazione. “C’è una discrasia tra il patrimonio investigativo raccolto all’epoca e quello rappresentato all’autorità giudiziaria”, il pm Paci è fermo nel porre la questione all’ex comandante del nucleo operativo: “Io ricordo che il rapporto investigativo non era legato al delitto Rostagno, ma all’indagine sulla loggia coperta del circolo Scontrino”. Insomma atti che sarebbero potuti servire a delineare il quadro del delitto, sarebbero finiti in altri fascicoli. Evidenti sono comunque le contraddizioni tra la precedente testimonianza e quella attuale. Torna a fare domande il pm Del Bene. Si parla degli aderenti alla loggia massonica, tra cui un giudice dell’epoca, il dott. Carmelo Lombardo. Negli appunti trovati dai carabinieri l’interesse del gran maestro Grimaudo a intrattenere rapporti con Lombardo era legato a procedimenti penali, uno che interessava lu stesso, e un altro una misura di prevenzione cui era destinatario l’alcamese Pietro Fundarò.  Se non ricordo male, ha detto il generale, alla loggia era scritto il mazarese Mariano Agate….Adesso le domande riguardano i contatti con Licio Gelli, il capo della P2…il generale si limita a leggere qualche passaggio del rapporto, a proposito di una lettera di invito mandata da Grimaudo a Gelli…

La domanda dell’avv. Carmelo Miceli, difensore di Chicca Roveri e Maddalena Rostagno, parti civili, apre lo scenario sulla presenza di un circolo di cavalieri Templari a Trapani, che avevano contatti con la loggia guidata dal prof. Grimaudo. Lo stesso gran maestro, risponde ancora il generale Montanti, aveva contatti con l’ambasciata bulgara a Roma. Le risposte del generale Montanti descrivono gli scenari emersi da altre indagini, con coincidenze tra la loggia coperta e per esempio l’inchiesta sulla presenza di una grande raffineria di eroina ad Alcamo. Nomi e circostanze che si incrociano, e che però, si ritiene, non hanno avuto adeguata valutazione investigativa, considerato che la pista mafiosa nel delitto Rostagno dai carabinieri nel 1988 fu clamorosamente esclusa.

La difesa (avv. Galluffo, per Mazzara) con una domanda ottiene la risposta che certamente cercava e cioè quella che secondo i carabinieri mancava la certezza della iscrizione di alcuni soggetti (come quelli mafiosi) alla loggia coperta, quei nomi Grimaudo, il gran maestro, li teneva scritti in una agendina. L’avv. Ingrassia (per Virga) chiede notizie su quando esplose lo scandalo della loggia massonica, il generale indica gli anni tra il 1985 e il 1986, il legale chiede se lo scandalo fu seguito dalle testate giornalistiche, quindi facendo intendere che non era solo Rostagno ad occuparsene, il generale risponde che in effetti la vicenda ebbe rilevanza regionale, non ricorda se ci fu anche rilevanza nazionale. Sulla raffineria di droga di  Alcamo (fine aprile 1985) le domande di Ingrassia cercano di sollecitare il ricordo di Montanti, “non mi ricordo perché io allora non c’ero”. Alle altre domande l’ex comandante del reparto risponde con “non ricordo”.

Riesame del pm Del Bene. Chiede notizie su un certo Calò Pietro trovato agli atti della loggia massonica coperta. Il generale risponde che si tratta di un operaio Sip di San Giuseppe Jato, era il responsabile delle intercettazioni alla centrale di Alcamo. Il generale poi riprende a non ricordare rispetto alla domanda se le indagini sul circolo Scontrino furono condotte anche con intercettazioni. Calò Pietro – aggiunge poi – grazie all’appoggio ottenuto dalla loggia avrebbe fatto carriera diventando capo dello staff tecnico della Sip di Alcamo, un iscritto alla loggia coperta che poteva avere contezza di indagini attraverso i soggetti che venivano intercettati indicati nei decreti giudiziari che arrivavano sul suo tavolo.

Domande del presidente Pellino. I non ricordo del generale restano anche dinanzi alle cosiddette domande suggestive, il presidente Pellino insiste, chiede notizie su soggetti destinatari di provvedimenti cautelari a proposito della loggia coperta, ma il generale non ricorda, nemmeno quando il presidente fa il nome di un indagato, tale Giuseppe Ingrande, il cognome mi dice qualcosa ma non ricordo, risponde il generale Montanti. Vaghe le risposte sull’appartenenza della loggia Scontrino al rito massonico, Montanti poi conferma che erano iscritti alla loggia funzionari di prefettura, Chittaro, della questura, Bonura, del Comune di Trapani, il generale non ricorda i nomi, glieli fa Pellino, Bartolomeo Augugliaro, Pippo Soparla, Giovanni Soldano, anche per quanto riguarda i funzionari della provincia il generale non ricorda i nomi, ricorda però che alla loggia erano iscritti il comandante e il vice comandante dei vigili urbani di Trapani, Ferrauto e Corselli, poi il ricordo torna a sparire sui funzionari di banca aderenti alla loggia, il presidente indica il nome di tale Elio Rocca. Il giudice Pellino chiede notizie sul lavoro svolto da Natale Torregrossa, braccio destro di Grimaudo nella gestione della loggia, ma anche in questo caso il generale non sa rispondere, stessa cosa sul nome di Pietro Tranchida, soggetto anche lui molto chiacchierato, ma il generale non risponde.

Il pm Paci chiede al secondo teste, l’attuale comandante dei carabinieri di Buseto Palizzolo, maresciallo Beniamino Cannas, anche lui oggi risentito dopo una precedente testimonianza, notizie su un suo rapporto inviato al giudice istruttore Trovato che si occupava delle indagini sulla Iside 2. Il tema della loggia coperta resta centrale nelle audizioni testimoniali fino a questo momento. PerchèéRostagno se ne interessò, in proposito fu sentito dai carabinieri, ma i due testi oggi sentiti Montanti e Cannas nel corso della loro prima audizione si erano domenticati di citare. Passaggi essenziali che servivano a completare lo scenario del delitto, che però solo ora entrano nel processo, mai transitati nelle indagini principali. Il generale Montanti ha appena finito di dire di non essere a conoscenza delle indagini condotte all’epoca dal reparto operativo, il pm Paci lo ha contestato ricordando il suo ruolo di comando, “era solo un passacarte?”chiede il pm e tranquillo Montanti ha risposto, “si, ero un passacarte eccellente”.

Adesso è il turno di Cannas in merito al rapporto accenna alle indagini sul conto del gran maestro Gianni Grimaudo, e fa l’elenco dei soggetti iscritti alla loggia massonica coperta.

Cannas riferisce sul contenuto di una sua indagine riferita in un rapporto del marzo 1988 inviato al giudice istruttore di Trapani Trovato e che si occupava della loggia massonica coperta Iside 2 di Trapani. Sarebbe quel rapporto che è sfuggito alla conoscenza del comandante del nucleo operativo dell’epoca, generale Montanti. I carabinieri indagarono una serie di soggetti indicati nell’agenda di Grimaudo, che secondo Cannas era più che altro un diario di bordo. L’attenzione dei carabinieri venne puntata su una eventuale presenza di  Licio Gelli a Trapani. Il gran maestro della P2 sarebbe passato per Trapani, ospitato in casa di fratelli massoni, però i carabinieri non riuscirono a trovare elementi certi. In quell’agenda era segnato anche il nome del capomafia di Mazara Mariano Agate. Cannas inoltre riferisce di un editoriale di Rostagno a Rtc dopo che la concorrente tv Tele Scirocco all’epoca aveva ospitato l’intervista di un soggetto che non si palesava che parlava della Iside 2. Rostagno nel suo editoriale ridimensionò lo scandalo della loggia coperta e per questa ragione fu sentito Rostagno, noi lo abbiamo sentito perché ce lo chiese il giudice istruttore, colpì che lui diceva che l’on. Canino, deputato regionale della Dc all’epoca, non era iscritto alla loggia massonica. Rostagno sentito ci disse che aveva avuto un incontro con Torregrossa Natale, numero due della loggia, Tartamella Roberto e Sandoz William, avvocato, i primi due iscritti alla loggia, l’altro un legale. Rostagno da questi raccolse dichiarazioni che ridimensionavano il ruolo della loggia coperta e ne riferì il contenuto a lui che lo sentì a verbale.

Il pm Paci rileva che nel rapporto sul delitto Rostagno vi sono alcune omissioni. Cannas ammette che nel rapporto sul delitto mancano alcuni riferimenti, sull’attività giornalistica di Rostagno. Il pm si sorprende, il teste resta impassibile. Io rispondo di quello che ho fatto e firmato. La loggia massonica Iside 2 è oggetto di mie indagini, ed è stata rassegnata in un rapporto scrupoloso, il delitto Rostagno non è oggetto di un mio rapporto. Insomma al comando dei carabinieri di Trapani all’epoca poteva accadere che la mano destra non sapesse cosa faceva la mano sinistra. Questa la sostanza dell’intervento del pm Paci, ma il maresciallo Cannas continua a dire che la responsabilità a trasmettere quelle notizie che potevano essere utili al delitto Rostagno non erano sue. Anche lui come il generale Montanti risponde dicendo di non sapere rispondere a tutte le domande….

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