Informazioni che faticano a trovare spazio

Sequestrata in Siria la blogger gay Amina Arraf. Solo che è un’invenzione di un americano

Sequestrata la blogger siriana Amina Arraf. La blogger, gay e con origini americane, e stata prelevata da tre uomini in borghese e portata via. Da tempo era sotto tiro insieme al suo blog coraggioso di cui riporto sotto la testata

A Gay Girl in Damascus

An out Syrian lesbian’s thoughts on life, the universe and so on

Il suo blog era diventato popolarissimo negli ultimi tempi, grazie agli aggiornamenti in tempo reale sulla rivolta e al tema coraggiosissimo – per una giovane donna araba – del coming out omosessuale: “A gay girl in Damascus” era infatti il titolo del blog in inglese dove Amina raccoglieva appunti privati, notizie e commenti di natura politica in un complesso di certo indigesto per le autorità siriane.

La denuncia del rapimento è stata fatta sul suo stesso blog con un post dalla cugina di Amina Arraf, Amina Abdallah, che precisa che Amina è stata fermata da tre agenti in borghese armati e costretta a entrare nella loro auto nei pressi della piazza degli Abbasidi della capitale siriana. “Amina ha colpito uno di loro e ha detto alla sua amica di andare a cerca suo padre. Uno degli uomini allora ha messo la mano sulla bocca di Amina e l’ha trascinata in una Dacia Logan rossa con un adesivo di Basel Assad (fratello del presidente Bashar al Assad, ndr) sul finestrino”.

In un aggiornamento sul blog, la cugina di Amina racconta di essere stata al telefono con i genitori della ragazza che non ne hanno notizie e stanno disperatamente cercando di capire dove sia stata condotta. “Purtroppo ci sono almeno di 18 diverse polizie in Siria, oltre a bande e gruppi paramilitari. Non sappiamo chi l’ha presa e dunque a chi chiedere il suo rilascio. E’ anche possibile che stiano cercando di deportarla. Da altri membri della famiglia che sono stati imprigionati, possiamo supporre che verrà rilasciata presto. Se avessero voluto ucciderla lo avrebbero fatto subito. Almeno, questo è ciò che speriamo e per cui preghiamo”.

Figlia di un’americana e di un siriano, Amina ha la doppia cittadinanza e ha vissuto a lungo negli Stati Uniti. Era tornata in Siria nell’estate 2010 e sul suo blog raccontava la vita di una ragazza omossessule in Siria, dove l’omossessualità è considerata un reato come in gran parte dei Paesi arabi.

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