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Serena Mollicone, uccisa 10 anni fa. Era andata dai cc a denunciare un traffico di droga, era il posto sbagliato

Arce, Ciociaria, nove anni fa: ricordo la casupola dei genitori di Carmine Belli, dopo il suo arresto con l’accusa di aver ucciso la diciottenne Serena Mollicone. La casupola sta vicino ad Arce, c’era la cucina economica accesa, accanto alla casa l’officina del figlio che era stato appena arrestato. I genitori mi fecero entrare. Mi guardavano interdetti, non sapevamo cosa dire. Possibile tutto questo? Feci domande, ricevetti risposte grezze, non si avvertivano zone oscure, però c’era quell’arresto pesante come un macigno. La madre offrì qualcosa da bere a me e al fotografo, erano povera gente, qualcuno li risarcirà mai di tutto quello è successo nelle  loro vite? Carmine Belli non aveva ucciso nessuno, a quanto pare come poi stabilì anche una sentenza. Ancor più interdetta era allora la sua compagna polacca, Eva, che faceva giocare la sua bimbetta, Amanda mi pare. E ora?

Ora accusano il ragazzo di Serena, Michele Fioretti, residente in un posto che è tutto un programma, Strangolagalli. E soprattutto accusano i carabinieri del paese. Sullo sfondo un traffico di droga che Serena era a quanto pare andata a denunciare nel posto sbagliato, a casa di un maresciallo che ora insieme al figlio risulterebbe coinvolto nell’omicidio. Serena Mollicone aveva solo 18 anni, frequentava il liceo psicopedagogico Gioberti a Sora, scomparve all’improvviso il 1 giugno di dieci anni fa e due giorni dopo fu ritrovata strangolata nel boschetto Fonte Cupa di Anitrella sotto Monte San Biagio. Un giallo che ora prende tutta una nuova strada.

Sono cinque le persone tra cui l’ex fidanzato e la madre di quest’ultimo indagate per questo omicidio di Serena. Con l’ex fidanzato Michele Fioretti di 38 anni e la madre di lui, Rosina Partigianoni, anche tre carabinieri: l’ex maresciallo Franco Mottola, suo figlio Marco e Francesco Suprano. Sullo sfondo c’è poi un altro carabiniere che si è suicidato tre anni fa, Santino Tuzi, era il piantone quel giorno in cui Serena Mollicone andò a suonare alla caserma dei Cc. Sua figlia ora dice: “Penso che mio padre durante le indagini abbia assistito a qualcosa, abbia saputo qualcosa, e che gli sia stato detto di non rivelare niente. Mio padre non è riuscito a tenersi tutto dentro e ha deciso forse di chiudere la sua vita in questo modo. Forse era stato minacciato, forse dalla stessa persona che gli aveva chiesto di non dire niente. Forse le minacce erano anche nei nostri confronti, poteva succederci qualcosa. Forse per proteggerci ha deciso di suicidarsi».

Due giorni prima aveva dichiarato ai magistrati che, il giorno della scomparsa, Serena Mollicone era andata nella caserma dei carabinieri. Tuzi era di piantone. Sono le 11,30; risponde al citofono della caserma. Dopo aver ricevuto l’autorizzazione tramite un interfono la fa entrare. A dare l’autorizzazione qualcuno che si trova nell’appartamento privato del comandante della stazione dei carabinieri di Arce, il maresciallo Franco Mottola. Tuzi a questo punto non sa chiarire se la voce era del comandante o del figlio. Di certo, Serena, prima di sparire, è entrata in quella caserma e si è avviata nell’appartamento del comandante.

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