Informazioni che faticano a trovare spazio

Fabrizio Scottoni

Poco fa, nella notte, Fabrizio Scottoni se n’è andato. Aveva affrontato con gran piglio il male, che l’ha stroncato in pochi mesi. Quando l’aveva saputo, in primavera, la pessima notizia non gli aveva impedito però di partecipare a una manifestazione contro il regime che subiamo. Ricordo che me lo disse a piazza a Ss.Apostoli dove era in corso una iniziativa del Popolo Viola.

La sua casa, ma anche l’ospedale San Camillo in cui era dovuto passare un paio di volte per ricoveri, ha registrato in questi mesi un continuo passaggio di persone che cercavano di dargli un’impossibile mano, coetanei e più giovani, compagni di Garbatella e di tanti altri posti a partire da quella Carrara di cui era originario e a cui era rimasto molto legato.

Una vita si conta anche da questo, nei cuori che è capace di aver tenuto stretti stretti. Fabrizio Scottoni ha continuato a occuparsi del nostro mondo finché ha potuto, per alleviare i suoi dolori a una gamba usava come rincalzo e appoggio sul divano alcuni libroni come le opere scelte di Marx ed Engels. “Engels comunque era più bravo…”, mi ha detto poco tempo fa scherzando sull’uso di questi libri.

Lo rivedo nel suo laboratorio interrato a Testaccio, in via Bodoni,  in mezzo ai mobili e a quel gruppo di allievi restauratori ai quali insegnava ciò che sapeva. Lì lo trovavi spesso dietro quella specie di radiotrasmittente col mondo, un vecchio computer con cui teneva contatti con centinaia e centinaia di compagni.

Vicino c’era la sezione di Sel – quella di via Zabaglia – a cui ha partecipato con passione e spirito d’iniziativa: da quella postazione aveva fatto circolare ai tempi delle regionali un documentato dossier in parecchi punti sull’avversaria da non eleggere.

A Garbatella c’era la Villetta e annesso il centro sociale che aveva frequentato con passione a lungo. I ragazzi della Strada, che  sono venuti spesso a trovarlo, gli erano riconoscenti. Alcune storie che erano poi passate per la Villetta lo avevano amareggiato, ma Fabrizio era stato capace di guardare oltre e andare avanti.

La festa per i quaranta anni di Lotta Continua era stata una sua bella idea, non solo sua certo, ma Fabrizio aveva impresso a quella scadenza poi ben riuscita una fortissima spinta. Perché? Per riscattare la storia di tante persone da un destino appiattito e immiserito dalle cronache giudiziarie a scapito di ciò che è stata quella lunga esperienza di lotte vissute nel segno dell’altruismo, della generosità, della voglia genuina di un mondo differente.

E poi c’è stata casa sua, ritrovo permanente di storie e di affetti. Con Viviana e i suoi figli Marzio e Livio. Con la sua mensa aperta ad ogni ora, col viavai continuo degli amici. Compresi i cileni che sono venuti a Roma per il processo al loro antico aguzzino e che come Herman Carrasco e Bincho Alarcon  l’avevano visto anche ormai sofferente ma sempre attento alle loro vicende.

Se ne è andato così il “fratellone”, come lo chiamava qualche amico. Finché aveva potuto si era tenuto aggiornato, anche tramite Facebook, su quello che succedeva. Gli era dispiaciuto immensamente non poter partecipare all’iniziativa per Mauro Rostagno, ma dal suo letto di ospedale era stato capace di inoltrare l’invito dell’Alpheus un mese fa a tutti i suoi contatti cliccandoli uno per uno. E dalla sua stanza erano transitati manifesti e striscioni, come se quel padiglione del  San Camillo fosse una sezione. La fregatura gliela aveva poi data radio radicale, saltando il collegamento promesso con la manifestazione. Ma dall’Alpheus lo aveva poi chiamato sul cellulare Maddalena e questo lo aveva fatto felice.

Rostagno, i cileni venuti dal loro lontano paese per cercare un po’ di giustizia, le ragazze anarchiche di Carrara, Maura Cossutta e Lello gli amici medici, Paolo Santurri e Paolo Barone, Massimone, Massimiliano, Cristina; Marina, Franchino, Marco, Marcello, Gigi, Maurizio che gli sono stati più vicini, vorrei citarli tutti e mi spiace per chi sto omettendo, le compagne di Sel di Testaccio, insomma sono tanti quelli che lo hanno accompagnato in questi suoi ultimi difficili giorni in cui ormai il dolore purtroppo aveva preso il sopravvento.

Ciao Fabrizio. La tua è stata una vita spesa bene.

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