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Immigrati pronti a salire di nuovo sulla gru

Gli immigrati irregolari pronti a risalire sulle gru
Torna la rabbia: “Da allora non è cambiato nulla”
Il Giorno, 31-10-2011
Beatrice Raspa
E’ passato un anno dalla plateale protesta. Il d-day, sarà il 12 novembre. Gli arrabbiati si troveranno alle 15 in piazza Loggia per una nuova manifestazione corale che si annuncia calda
Brescia, 31 ottobre 2011 – Sono tornati. Pronti di nuovo alla «lotta dura senza paura». «Siamo tutti sulla gru». «Vogliamo i permessi». Gli immigrati bresciani, o quelli che aspirano a esserlo, ieri hanno celebrato un anniversario importante, che nessuno dimentica. Il 30 ottobre di un anno esatto fa in sei si sono arrampicati sul braccio meccanico nel cantiere metrobus in via san Faustino e per 17 giorni hanno protestato a trenta metri d’altezza contro la cosiddetta “sanatoria truffa”.
Giorni di grande tensione, con Brescia spaccata a metà, tra insofferenze e slanci di generosità. Con la chiesa e i sindacati che hanno mediato fianco a fianco. Fino ai momenti degli scontri di piazza. Ieri, appunto, a distanza di 365 giorni dall’occupazione in quota, i protagonisti della battaglia per l’emersione dalla clandestinità si sono dati appuntamento di nuovo davanti a quel cantiere simbolo, le cui immagini hanno fatto il giro di tutta Italia. Non erano moltissimi, non più di 200, sostenuti dall’Associazione diritti per tutti. Ma determinati: «Attendiamo risposte. Se entro la prossima settimana non vi saranno, non ci fermeremo».
Il d-day, sarà il 12 novembre. Gli arrabbiati si troveranno alle 15 in piazza Loggia per una nuova manifestazione corale che si annuncia calda. «Un risultato con la lotta della gru lo si è ottenuto – ha detto al megafono Gabriele Bernardi, Diritti per tutti-. In parte la situazione dei troppi che vivono nell’invisibilità si è sbloccata. Ma purtroppo buona parte di chi avrebbe diritto al permesso, nonostante le sentenze del Consiglio di Stato e della Corte di giustizia europea a favore, ancora sono in attesa. È colpa della lentezza della prefettura bresciana». E ancora: «Nulla si è sbloccato per gli immigrati vittime di datori di lavoro fasulli che li hanno truffati: questi stranieri hanno diritto al permesso. E poi c’è la situazione degli espulsi (undici, ndr) durante la manifestazione e gli sgomberi – continua Bernardi -. La legge dice che possono rientrare e essere regolarizzati. Ma non hanno ottenuto nemmeno un visto».
Il 12 novembre, dunque, i fronti aperti saranno molti. Si “chiederà giustizia” anche per la morte di Elhadji, senegalese clandestino arrestato e deceduto il dieci dicembre 2010 nella cella di sicurezza della caserma dei carabinieri in preda all’asma. A scaldare soprattutto gli animi, comunque, sono i tempi “insostenibili” di riapertura delle pratiche inizialmente rigettate per via della clandestinità e poi riammesse, ferme negli uffici: «Nessuno se ne assume la responsabilità», lamenta il legale di Diritti per tutti Manlio Vicini. Centinaia di posizioni sono in sospeso, per la prefettura che le sta vagliando una a una circa 700, per gli interessati invece almeno il doppio. Solo l’egiziano Jimi, dei sei immigrati che si arrampicarono sulla gru, ha finora ottenuto il permesso: gli altri sono rimasti in Italia per motivi di giustizia (sono in corso i processi per gli scontri). E ancora: «Migliaia di domande legate ai decreti flussi del 2007 e del 2008 rimangono giacenti. Inammissibile».

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