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Roma: Policlinico Umberto I, tre zone nelle gallerie al alto rischio esplosione: Dea, II Clinica chirurgica, VI Padiglione

SANITA’ , IL CASO POLICLINICO TRE ANNI DOPO LA RISTRUTTURAZIONE

Allarme nei sotterranei dell’Umberto I:
«Micidiale intreccio di gas e cavi elettrici»

Nuova relazione contesta le rassicurazioni della direzione: alto pericolo di esplosioni. Pm fa sequestrare documentazione

Livello di pericolosità da 1 a 4: nelle gallerie “ipogee” del Policlinico Umberto I il livello quattro è raggiunto in tre zone. Sotto il Quinto e il Sesto Padiglione, sotto la II Clinica Chirurgica e sotto il Dea. Lo ha stabilito la nuova relazione effettuata nei giorni scorsi dal Servizio Prevenzione e Protezione del Policlinico, in collaborazione con l’Unità Operativa Sicurezza. La relazione è firmata dal responsabile dello Spp, dottor Ivano Simeoni. Corriere.it che ne è giunto in possesso la pubblica ora ricordando che contrariamente a quanto inizialmente affermato dal Policlinico si ravvisa un diffuso pericolo. Il livello 4, il massimo ipotizzato come scala dallo Spp, viene così specificato in quattro parametri: come “livello di rischio” si richiede un “intervento immediato”, il rischio è considerato  “alto”, la priorità di azione è richiesta come “immediata” e come procedura di intervento si stabilisce una “programmazione degli interventi di adeguamento in modo urgente e prioritario”.

La relazione nasce da una richiesta di verifica disposta il 7 ottobre dal direttore sanitario dell’Umberto I Francesco Vaia con la nota 34922. La verifica effettuata il 17 ottobre ha interessato l’interazione tra le condutture di gas medicinali (ossigeno, protossido di azoto e aria medicinale) con le linee di distribuzione di energia sotto forma di vapore (a 170 gradi), quelle per il riciclo di acqua di condensa (90 gradi), le linee infine di elettricità, telefonia, fibre ottiche. Insomma quel micidiale viluppo di tubi che inchiesta dopo inchiesta si è abituati ormai  a vedere nelle viscere del Policlinico Umberto I lungo la rete di gallerie sotterranee poste sotto i padiglioni medici. Un  problema estremamente spinoso, nonché fonte di forte pericolosità, che è stato sollevato un anno fa da un esposto del sindacato Fials firmato da Antonio Sili Scavalli e che è stato risollevato di recente da un nuovo esposto dal responsabile regionale Luigi Abate, ex comandante dei vigili del fuoco di Roma. In seguito il Pm Roberto Cucchiari ha fatto sequestrare dai carabinieri dei Nas la documentazione relativa agli ipogei, tra cui spicca particolare una relazione dell’Ufficio tecnico che però è piuttosto lontana dalla dissezione molto precisa effettuata ora dal nuovo documento dello Spp di cui diamo notizia oggi. Relazione quella dello Spp agli antipodi dalle facili rassicurazioni tranquillizzanti che il Policlinico pochi giorni fa ha  diramato sul problema denunciato. Rassicurazioni a cui si era associata anche la  presidente della regione Polverini in visita al nosocomio.

“Il rischio potenziale di incendio è più alto – si legge invece nel documento dello Spp – all’aumentare della concentrazione di ossigeno perché la maggior parte di materiale brucia più facilmente o può esplodere (in neretto nel testo) al superare di una soglia di ossigeno del 23%, inoltre in casi di fuoriuscita di ossigeno nei percorsi tecnologico in presenza di oli grassi lubrificanti si facilita l’innesco d’incendio”. Questa la messa in guardia che lo Spp di Ivano Simeoni fa in premessa del  sopralluogo effettuato il 17 ottobre a cui si sono poi aggiunte le note dell’architetto Gianfilippo Lo Masto responsabile degli interventi di bonifica in corso negli ipogei. Una bonifica però dovrà tener conto dei livelli di pericolo in atto che non appaiono di certo scongiurati dai tempi piuttosto lunghi preevisti.

Livello 4  in tre zone rosse del Policlinico Umberto I, dove gli interventi di bonifica sono previsti su tempi che vanno da uno a sei mesi ma dove ripete la relazione “nelle more della fase di eliminazione delle linee di gas medicali bisogna limitare al massimo l’accesso alla zona, mentre durante la fase di eliminazione bisogna interdirlo del tutto”. Dove si rischia dunque di più?  A pagina 15 vengono indicatele zone ipogee del Sesto Padiglione (“tre tubazioni sono incamiciate, gli impianti tecnici risultano protetti da materiale intumescente”). Lì come negli altri casi di livello 4 passano tubi di ossigeno, protossido di azoto e aria medicinale con pressione che va da 8 a 10 bar. A pagina 18 il livello 4 riguarda gli ipogei della II Clinica Chirurgica (“tubazioni non incamiciate poggiate direttamente su cavi elettrici a distanza inferiore a 5 cm, protette con materiale intumescente”). Infine, paradosso totale, il pericolo targato 4 è anche sotto il Dea, il Dipartimento di emergenza dove a differenza degli altri due casi l’intervento di bonifica prevede addirittura un’attesa di sei mesi. Se il li vello 4 è quello che preoccupa maggiormente occorre dire che è piuttosto diffuso anche il livello 3, che come “livello di rischio” indica “pericolo” e come “rischio” stabilisce “medio alto”. Come succede sotto il VII e l’VIII Padiglione.

Paolo Brogi

Corriere.it 27.10.2011

(allegata sul sito del Corriere la relazione dello Spp)

Appena uscitoi l’articolo il Policlinico con l’Ufficio TGecnico è corso ad eliminare il bubbone più grosso, la situazione sotto la II Clinica Chirurgica. Nel senso che sono stati separarti i tubi dei gas dai fili elettrici. Ecco l’articolo su corriere.it:

LE REAZIONI ALLA DENUNCIA DEL SERVIZIO PREVENZIONE

Immediato intervento dell’Ufficio tecnico
rimossi i cavi sotto la II Clinica chirurgica

Via le tubature a rischio. l manager competente non era stato informato della relazione pubblicata da Corriere.it: «Appena saputo del pericolo abbiamo sanato l’area

Dalla mattinata di giovedì 27 ottobre i cavi elettrici sotto la II Clinica chirurgica sono stati spostati. L’allarme lanciato dal Servizio prevenzione del Policlinico Umberto I – ripreso da Corriere.it – ha sortito subito questo effetto: l’Ufficio Tecnico del nosocomio romano è intervenuto tempestivamente a «sanare» una situazione particolarmente vulnerabile, quella dei cavi elettrici praticamente adagiati sui condotti dei gas medicali che nella relazione dello Spp (servizio prevenzione e protezione del Policlinico) veniva indicata ad alto pericolo.

«DOVEROSO INTERVENIRE» – Spiega Flavio Voglino dell’Ufficio Tecnico: «Noi abbiamo il dovere di intervenire subito dove ci viene segnalato un problema urgente – . E così abbiamo fatto non appena siamo venuti a conoscenza dell’osservazione del Servizio Prevenzione in quel punto delle gallerie ipogee. Devo però dire che qui esiste un programma di bonifica che riguarda l’intera rete delle gallerie ipogee di 2,7 chilometri».
Si procede dunque al risanamento anche se «ci sono ancora vari attraversamenti da risolvere – spiega Voglino -: i tempi possono apparire anche lunghi, come nel caso delle gallerie sotto il Dea, ma non è che possiamo togliere la corrente all’improvviso al dipartimento emergenza».

DIPARTIMENTO ACCETTAZIONE – Tempi lunghi per il Dipartimento emergenze e accettazione dell’Umberto I. «Per intervenire sul Dea bisogna avvertire tutti, dalla Regione in giù – prosegue il tecnico -. I sei mesi previsti per il risanamento in quel punto dipendono da queste procedure». I rapporti tra i vari uffici del Policlinico possono a questo punto apparire un po’ troppo burocratici. Almeno così può sembrare: «Un mese fa – prosegue Voglino – ho inviato al Servizio prevenzione il quadro degli interventi di bonifica che partono dal 2007. Ho saputo solo ora della loro relazione (ndr. quella pubblicata da Corriere.it) . Appena rilevato che c’erano situazioni considerate rischiose siamo subito intervenuti. Se uno mi dice che c’è una macchia d’olio io intervengo…prima però devo saperlo

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