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Il sorriso di Vincenzo Consolo

Vincenzo Consolo e quel suo libro toccato dalla grazia, Il sorriso dell’ignoto marinaio. La copertina poi che Einaudi aveva attinto da  Antonello da Messina, un sorriso così sfuggente da rappresentare quasi l’alter ego della Gioconda. E ancora Messina, anzi Sant’Agata Militello di cui era originario Consolo, era il posto da cui veniva questo scrittore dal sorriso simile a quello del suo personaggio.
Lo conobbi allora, sul finire degli anni ’70 (il libro era uscito nel ’76), perché era uno degli amici più stretti di Leonardo Sciascia (nella foto Consolo, Sciascia e Bufalino). Un bel volto e idee molto simili a quelle del “maestro”, idee che si erano conservate così per quella sinistra che c’è nel senso più genuino della parola.

A chi somiglia l’ignoto marinaio del quadro che finisce in mano di un barone, questo si era chiesto col suo romanzo Consolo? “«Al mafioso della campagna e a quello dei quartieri alti, al deputato che siede sui banchi della destra e a quello che siede sui banchi della sinistra, al contadino e al principe del foro; somiglia a chi scrive questa nota (ci è stato detto); e certamente assomiglia ad Antonello. E provatevi a stabilire la condizione sociale e la particolare umanità del personaggio. Impossibile. È un nobile o un plebeo? Un notaro o un contadino? Un pittore, un poeta, un sicario? Somiglia, ecco tutto».

Consolo in quel libro aveva toccato la Sicilia della liberazione nel 1860. E se ne era occupato con la sua Bronte, i fatti di Alcara Li Fusi: anche lì contadini che si erano ribellati erano stati repressi dall’esercito di Garibaldi. E’ questo a far da sfondo al suo bel romanzo, sulle orme ormai lontane di Tomasi da Lampedusa.
Mi sono occupato ora di quel contesto che nasce nel 1860, col mio libro sui Mille, peccato non aver ripreso con lui le fila di un discorso.

E poi ho ritrovato Vincenzo Consolo per Rostagno. Nel senso che Consolo si era occupato per l’Ora di Palermo di quel contesto trapanese in cui era stato ucciso nel 1983 il giudice Ciaccio Montalto, uno degli omicidi di mafia che precedono quello di Mauro Rostagno nel 1988. Consolo aveva intervistato il giudice e da lui aveva saputo che era non solo minacciato ma anche talmente solo da non sapere a chi dire queste cose. Montalto però pretese da Consolo che non ne scrivesse nulla. E così Consolo fece, ma poi se ne pentì amaramente quando Moltalto fu assassinato. E scrisse tutto sul Messaggero.

Ora vengo a sapere che Consolo è morto dopo una lunga malattia.
L’agenzia aggiunge che i funerali si svolgeranno probabilmente lunedì prossimo a Sant’Agata di Militello (Messina) dove Consolo era nato nel 1933.

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