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Monete alternative. Come negli anni ’20 in Germania e poi in Argentina. Sardex, Scec, Dropis…

Basta con l’euro e col dollaro? A quanto pare c’è chi ci prova, emettendo “crediti” che associano clienti (aziende e non solo) in una sorta di baratto allargato. L’esprienzaa che sta facendo capolino in Italia – grazie ai “Sardex”, Scec e Dropis – vanta gloriosi precedenti, il primo è senz’altro quello tedesco dei “crediti” nella Repubblica dei consigli di Baviera, anni ’20, l’altro più recente durante il default argentino è la costituzione della “Rete del baratto”.
I precedenti dunque. In Argentina già nel maggio del 1995 i primi nuclei della futura Rete Globale del Baratto cominciarono, tra enormi difficoltà, ad appellarsi alla solidarietà reciproca per combattere l’emarginazione e favorire la messa in comune e lo scambio reciproco di beni e servizi. Tale “associazione” arrivò in seguito a riunire 5800 gruppi (equivalenti a 2 milioni e mezzo di persone). Colpisce la formazione di gruppi spontanei di mutuo sostegno per la produzione e la distribuzione del pane, dei mattoni, per l’assistenza ai bisognosi ecc. Attraverso lo stesso meccanismo di sostegno reciproco venne infine a costituirsi la Rete Globale del Baratto, che favoriva lo scambio di merci e di servizi attraverso l’utilizzo una moneta alternativa denominata “credito”.
Nella Germania di Weimar invece la moneta denominata “credito” raccolse l’eredità del tedesco Silvio Gesell, ministro delle finanze della breve Repubblica dei Consigli di Baviera durante la crisi degli “anni 20”, che in quella circostanza emise una moneta che si doveva ossidare velocemente, in modo da essere utilizzata solo per gli scambi e non per l’accumulo e per l’incremento della ricchezza individuale. Per conservare il suo valore nominale era necessario applicare un bollino mensile pari all’1% del suo valore (dagli studi si comprese che quella moneta poteva circolare con una velocità superiore 40 volte a quella delle monete ufficiali).
Sono queste dunque grosso modo le premesse dei nuovi esperimenti in corso con i Sardex, gli Sce e i Dropis. Il  giornalista Riccardo Luna gli ha deciato un ampoio articolo pubblicato su repubblica e sul post. Eccolo:

Oggi su Repubblica è uscito un mio articolo sul tema delle alternative currencies, ovvero delle monete complementari all’euro (o al dollaro), che in questo momento in Italia stanno avendo un certo successo. Le storie del Sardex, degli Scec e dei nascituri Dropis cercano risposte a volte locali e quasi sempre in rete alla crisi del sistema monetario internazionale. Vi rimando alla lettura dell’articolo se ne avrete occasione. Che inizia così…
Se pensate che qui, in Italia, non si possa vivere senza l’Euro, andate in Sardegna. E provate a dire in giro che voi pagate in Sardex. Cosa? A parte benzina, farmaci ed energia elettrica, potrete comprare tutto, sia beni che servizi. E quindi alberghi, dentisti, falegnami, elettricisti, meccanici, consulenti di marketing, sale congressi, corsi di lingua inglese, pubblicità sui giornali locali, vestiti, mobili, ristoranti e persino la connessione Internet. Oltre al cibo, vino e carni, tutto rigorosamente sardo, come il resto. Il Sardex è “la moneta a chilometro zero”. Solo che non è una moneta, nel senso che fisicamente non esiste, non ne hanno stampato nemmeno una banconota: esiste solo su Internet.
Qui mi appunto le cose che ho imparato studiando per alcuni mesi il fenomeno da vicino.
1) Dietro le alternative currencies spesso ci sono dei giovani: i quattro che hanno creato il Sardex, sono appena arrivati a 30 anni; i due che stanno lavorando a Dropis ne hanno di meno.
2) Quasi sempre chi ha dato vita a una moneta complementare non è un economista e, sebbene il sistema abbia richiesto molte ore di scrittura di codice, si tratta di programmatori informatici autodidatta.
3) Sardex, Scec e Dropis, pur rientrando nella stessa categoria, sono molti diversi. I Sardex per adesso sono una camera di compensazione di crediti e debiti fra aziende sarde. Gli Scec, di cui esistono le banconote, sono un sistema di sconti. I Dropis saranno (la beta è prevista a febbraio) “un baratto di promesse” online, una moneta peer-to-peer. Sui Sicanex siciliani e il Taurino non si sa ancora abbastanza.
4) Sono tutti legali, così almeno pare. Con i Sardex, imposte e contributi si continuano a pagare in euro. Con gli Scec, si parla di sconti, o di doni. I Dropis invece si ispirano al baratto che in Italia non è tassato.
5) Queste esperienze stanno ricevendo incoraggiamenti concreti da alcuni esponenti importanti della scena IT italiana: Dpixel di Gianluca Dettori ha investito in Sardex per finanziare lo sviluppo che lo porterà da moneta fra aziende (B2B) a moneta anche per i consumatori (C2B). Dropis vede come angel Stefano Quintarelli e Federico Feroldi.
Qualche “quote” che mi è rimasto sul taccuino
“Il corso legale forzoso ti impone una moneta. Questo sistema invece è fondato sulla fiducia che viene ricompensata dalla scelta dei membri di una comunità di scegliere i tuoi beni e servizi” Carlo Mancosu (Sardex)
“Con noi non ci sono vincitori: nessuno se ne va col bottino. E nessuno perde. Se si perde si perde tutti assieme” Gabriele Littera (Sardex)
“Uno dei nostri capisaldi è la mancanza di interessi. Non si fanno i soldi con i soldi. Chi ha un conto in Sardex non lo vede crescere col passare del tempo. I soldi sono fatti per essere spesi” Mancosu e Littera
“Lo scec parte da qui: dobbiamo passare dal denaro al donare. Io mi privo di qualcosa per fare bene ad altri. Questo dono reciproco fa crescere comunità. Sono euro che restano sul territorio” Pierpaolo Paoletti (Scec)
“A marzo ci sarà un nuovo crollo delle Borse, sempre più famiglie saranno in emergenza. Noi offriamo una rete di protezione sociale per trovare beni prima necessita a poco. Progetto politico? Stiamo già facendo politica. Velleitario? Forse ma se non ci provassi mi sentirei peggio)” Pierpaolo Paoletti (Scec)
“Che valore ha un Dropis? Quello che gli altri gli danno. A garanzia di quella emissione, c’è un bene o un servizio. Sono promesse firmate da te. Quella firma ha valore solo per chi si fida di te. A catena puoi pagare chiunque. La tua firma ha valore solo per chi ti conosce ma la catena ti porta ovunque”. Sebastiano Scrofina (Dropis)
Per saperne di più, qualche riferimento culturale. Tutti mi hanno citato, oltre al caso svizzero dei WIR, l’economista Silvio Gesell. Sebastiano Scrofina si ispira alla teorie di Domenico De Simone. Pieluigi Paoletti mi ha citato il giurista recentemente scomparso Giacinto Auriti. I fondatori del Sardex hanno tra i loro mentori Giovanni Acquati, cofounder di Banca Etica.
Infine, facendo questa inchiesta ho conosciuto via Skype David Wolman, un contributor di Wired Us, che ha appena scritto un libro sul tema, The End of Money. Uscirà a febbraio, me lo ha mandato e – che dire? – lo consiglio caldamente. Serve a capire non la fine del denaro, ma in che maniera il denaro può tornare alla sua funzione originale: far girare l’economia e servire i consumatori. Il suo e il nostro futuro insomma.

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