Informazioni che faticano a trovare spazio

Prove di democrazia tunisina. E intanto un uomo si dà di nuovo fuoco…

Prove di democrazia in Tunisia. Ma intanto stasera un uomo si è dato fuoco a Gafsa. Un uomo si e’ dato fuoco oggi davanti al governatorato di Gafsa, in Tunisia. Lo riferiscono fonti locali. L’uomo, disoccupato, 48 anni e padre di tre bambini, e’ ricoverato in gravi condizioni nel reparto ustionati dell’ospedale di Ben Arous, nei pressi di Tunisi. In base a quanto si e’ appreso, il gesto disperato e’ avvenuto nel giorno della visita di tre ministri a Gafsa, gravemente colpita dalla disoccupazione. L’uomo aveva chiesto, invano, un incontro con la delegazione.

Qui di seguito una corrispondenza sulla situazione tunisina, di Raja Alfani.

Tunisia aperta

di Raja ElFani

Siamo all’ora dei dress-code, Marzouki sale al trono con il burnus, emblema del patriarca nordafricano, e pontifica sul perché di una Tunisia islamica. Il dottore ora Presidente con l’incertezza sul volto applica il programma politico che ha validato la sua ascensione. La compromissione con Ennahda (il partito forte che ripara anche Salafisti) è lanciata come una sperimentazione sociologica ma nessuno nel partito stesso di Marzouki, sa bene cosa ne uscirà fuori. I cittadini sì: l’agenzia Sotupresse che gestisce il flusso della stampa internazionale dichiara ufficialmente che quello che poteva sembrare censura a proposito della vicenda dei due giornali francesi (L’Express e Le Point) non arrivati è un atto di spontaneo ritegno da parte dei responsabili francesi. Inoltre oggi, il movimento universitario della Manouba riunito davanti al ministero dell’istruzione vive il suo primo attacco di polizia, picchiati professori e giornalisti. Nel sud, mentre Marzouki è dai vicini di casa, regna un po’ di anarchia libica, ritrovato il direttore di frontiera rapito in una sparatoria la settimana scorsa. Marzouki tratta coi libici la consegna del loro ex primo ministro Al Mahmudi.

Le iniziative di OpenGov intanto prendono forma e danno luogo a due emendamenti sulla trasparenza nella Costituzione, mobilizzano anche sul web con la campagna #7ell, slogan per “Apri la mente”. Domani il dibattito in camera sulle proposte di democrazia partecipativa, il voto per il Regolamento Interno definitivo venerdì 6 gennaio.

Si fa mondialmente interessante la scommessa dell’opengovernment per le contraddizioni che rivela sul processo politico contemporaneo. Derivata dai cable di Assange, l’alta sorveglianza cittadina modifica la sensibilità pubblica costringendo dall’alto a nuove tecniche di metabolizzazione generale. La conversione sistematica di gravi misfatti in fatti di opinione ne è un esempio. Il problema dei leaks, persino i più inaccettabili, è l’assenza di un organo correlato di sanzioni legislative, un pronto intervento prestabilito. Viviamo un momento di compatibilità antitetica delle informazioni mentre il potere gioca sulla sintesi terza o popolare, praticando la sospensione del giudizio istituzionale. Bill Clinton è l’ultimo ad aver sentito la moralità dell’impeachment, Berlusconi il primo ad inventare la sfrontatezza democratica.

In Tunisia, il seguitissimo blog samibenabdallah.info s’incarica di pubblicare le inchieste imbarazzanti. Nel mirino il nuovo Presidente, servito dal finanziamento di Chakroun il presidente di Gnet, principale fornitore internet del paese oltre che aiutato nel passato da Chirac. Però, alla luce di questa comprovata globalizzazione della denuncia, si verifica una certa inconcludenza: anche se il ruolo mediatico negli anni 2000 è di convalidare le inchieste a livello legale, i governi manovrano per la riduzione dell’impatto a livello politico. La tendenza divulgativa, oltre quindi ad approvvigionare il consenso, deve riuscire nel passo successivo e cioè quello di smantellare l’apparato d’indulgenza usato dai potenti.

L’esperienza tunisina, oltre a riprodurre la linea sociopolitica mondiale, compone ciò che potrebbe essere la funzione in ballo del Nord Africa, una vasta e ibrida regione omologata sull’atteggiamento economico passivo per cui l’islam deve costituire l’unico valore culturale. Una ingenuità galoppante.

_ Raja ElFani

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