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Solidarietà col precario sotto scorta Giovanni Tizian, ora l’ha assunto il gruppo Espresso. E il pm Cascini critica l’asset investigativo sulla mafia a Roma

Giovanni Tizian è un cronista che lavora alla Gazzetta di Modena. All’età di sette anni vide uccidere il papà a Bovalino, in Calabria, stroncato dai proiettili della ‘ndrangheta.
Per questo la sua famiglia decise di trasferirsi a Modena, ma Giovanni non ha mai dimenticato e , appena ha potuto, ha imbracciato carta e  penna e si è messo a fare il cronista, seguendo le piste dei soldi riciclati, delle infiltrazioni mafiose negli appalti e nelle amministrazioni pubbliche. Da qui i suoi articoli denuncia sulla Gazzetta e su Libera Informazione, anzi è proprio lui a curare la parte più delicata del rapporto di Libera dedicata alla presenza delle mafie in Emilia. Queste inchieste, sempre rigorose e documentate, hanno attirato l’attenzione dei mafiosi che lo hanno messo nel mirino e ora è costretto a vivere sotto scorta perché gli inquirenti lo ritengono “persona a rischio”. Ieri sera a Roma Tizian ha presentato il suo libro “Gotica”, sulle infiltrazioni mafiose al nord. E ha anche annunciato di essere stato appena “assunto” – cioè ieri stesso – dal gruppo editoriale L’Espresso. Un precario di meno.
Serata intensa al Teatro Preneste 58. Con DaSud  a fare gli onori di casa (introduceva Danilo Chirico), Giovanni Tizian e il pm Giuseppe Cascini. Tizian ha parlato del suo lavoro, nel senso di aver notato qualcosa di poco fisiologico negli oltre “500 incendi dolosi a strutture imprenditoriali di Modena nell’arco di soli tre anni”. Ne ha parlato come di segnali-spia e da lì è partito nelle sue inchieste che gli hanno procurato  dal  22 dicembre per decisione della Procura di Bologna una scorta. Dall’11 gennaio Tizian è diventato oggetto di una campagna promossa da DaSud “Io mi chiamo Giovanni Tizian”. “Non  devo più essreci giornalisti precari, è una debolezza” , ha detto Danilo Chirico. Roberto Natale, presidente Fnsi, gli ha dato ragione.

Il pm Cascini ha poi in sostanza delineato un quadro che vede a Roma in difficoltà l’investigazione sulla mafia e da rivedere la stessa messa a fuoco del fenomeno. “Gli investigatori sono al di sotto delle necessità”, ha spiegato Cascini. Il pm passato dai reati finanziari ad occuparsi oggi anche di criminalità organizzata è apparso piuttosto critico verso il quadro presente. “Non ci sono studi veri sul fenomeno a Roma, solo “Romanzo criminale” del bravissimo De Cataldo – ha detto Cascini -. Insomma è venuto il momento di occuparsene sul serio”. Vento nuovo in Procura a piazzale Clodio? Le voci che danno per papabile come Procuratore generale di  Roma Pignatone, che ha dato una forte impronta a Reggio Calabria, vanno in questa direzione. Applausi meritati a Tizian per tutto il suo lavoro che ha mostrato quanto sia banale ormai l’infiltrazione mafiosa anche nelle strutture del nord del paese.

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