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Vespa e i suoi falsi su via Rasella: lo ricompensano con una mostra al Vittoriano sui Ghetti ebraici del nazismo

I Ghetti nazisti. Come può un personaggio come Bruno Vespa occuparsi di questo tema che farà impallidire i poveri  insorti del ghetto di Varsavia?
Ma sì, il triste presente ci propone anche queste stranezze. Il 26 gennaio si inaugura al Vittoriano a Roma, alla vigilia del giorno della memoria, una mostra che è firmata da Vespa. Lo stesso che come ricorda Rosario Bentivegna nel suo libro appena uscito “ Senza fare di necessità virtù” (Einaudi) ha attinto a piene mani nelle falsificazioni e nelle leggende metropolitane su via Rasella e quindi sulle Fosse Ardeatine.
“Nel suo ponderoso volume Storia d’Italia, da Mussolini a Berlusconi – scrive Bentivegna – si tornava a parlare di me come di un giovane terrorista ribelle, esasperato dal fanatismo comunista, che aveva preso di testa sua l’iniziativa di “fare esplodere due bombe in via Rasella (….) mentre passava  una compagnia del battaglione altoatesino Bozen” causando “la rappresaglia  tedesca (che) fu oltremodo feroce…”.
Prosegue Bentivegna: “E come al solito mi si accusava di non essermi “consegnato ai nazisti per  risparmiare la vita di centinaia di innocenti”, nonostante “l’avvertimento scritto sui manifesti fatti affiggere dal comando tedesco”. (pagina 21 del libro di Vespa, Milano, 2004)

Un falso variamente ripetuto, ora parlando di manifesti, ora di appelli radio, ora di inviti pubblici, smentito dai fatti: tra l’attentato e l’eccidio alle Fosse Ardeatine passarono solo 22 ore, non ci fu materialmente il tempo per simili iniziative. Ma Vespa scrive lo stesso dei manifesti inesistenti.

Bentivegna racconta di aver intavolato uno scambio di lettere col Vespa, al termine del quale Vespa ha così cambiato la frase “nonostante l’avvertimento scritto sui manifesti fatti affiggere dal comando tedesco…” con la frase “nonostante la certezza della rappresaglia”.

Ricorda poi Bentivegna che Vespa è tornato comunque all’attacco nel 2006 ricordando che i soldati del battaglione Bozen erano in realtà degli italiani padri di famiglia…

Detto questo, non so proprio come e da chi possa essere stato messa in piedi questa iniziativa che associa il nome di Bruno Vespa al Giorno della Memoria e ai Ghetti ebraici, coadiuvato da storici della Shoà come Marcello Pezzetti.
Francamente è irrilevante saperlo, resta lo sconcerto per il fatto che sia possibile concedere a un  personaggio come lui il privilegio di parlare di cose su cui ha scritto in modo talmente scorretto.

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