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Figli doc. Silvia Deaglio, figlia della Fornero: “Non devo giustificarmi con nessuno”

Riprendo da corriere.it la risposta di Silvia Deaglio, figlio del ministro Fornero, alle critiche rivolte ai figli della nuova nomenklatura montana. Ecco:
LA POLEMICA SUL POSTO FISSO
Silvia Deaglio: «Per me parla il curriculum»
La figlia del ministro Fornero: «Io, già condannata da un blog. Non devo giustificarmi con nessuno»

«Voleva un appuntamento per parlare di genetica umana?».
Veramente sono un giornalista e volevo incontrarla per parlare di lei, di posti fissi, di illusioni e del ministro sua madre….
«La ringrazio ma non voglio parlare di nulla. Con nessuno! Il mio curriculum è pubblico e non c’è nulla da aggiungere».
Silvia Deaglio, 37 anni, ha un tono gentile ma fermo. La figlia del ministro del Welfare Elsa Fornero è un professore associato alla facoltà di Medicina dell’università di Torino. La stessa università nella quale insegnano la madre-ministro e il padre, Mario Deaglio, economista e giornalista. Ma, fatto importante nell’Italia di Parentopoli, non sono tutti e tre nella stessa facoltà o dipartimento.
LA CARRIERA – Una carriera accademica perfetta e un profilo prestigioso quello della figlia del ministro. Nata nel 1974, Silvia Deaglio, a soli 24 anni è già laureata in medicina, dunque con ben quattro anni d’anticipo rispetto alla categoria degli sfigati elaborata dal sottosegretario Michel Martone. (La) Deaglio si è specializzata in oncologia nel 2002 e ottiene un dottorato in genetica umana nel 2006. Nel 2005, appena conseguito il Master e mentre svolge un dottorato in Italia, la giovane professoressa, ottiene un incarico presso il prestigioso Beth Israel Deaconess Medical Center di Harvard, il celebre college di Boston. Poi diventa responsabile della ricerca alla Hugef, una fondazione che si occupa di genetica. Alcune sue ricerche sono state finanziate dalla Compagnia di Sanpaolo, fondazione che è la prima azionista della banca Intesa Sanpaolo, di cui sua madre era vicepresidente.
LA VICENDA – E ora che la mamma è ministro, proprio quando i pulpiti in Italia tornano a contare, c’è il grosso rischio che le eventuali «colpe dei genitori ricadano sui figli». Quali colpe? Quelle frasi, «l’articolo 18 non è un tabù» oppure «chi promette il posto fisso promette illusioni», pronunciate dalla Fornero che ora rischiano di ritorcersi contro la figlia. Aggiungete anche la battuta del ministro dell’Interno Cancellieri, «i figli vogliono il lavoro accanto a mamma e papà», ed ecco servito esattamente il quadro familiare di Silvia Deaglio. E in Rete monta la polemica: «Come? Ma perché non lo racconta alla Fornero che ha figlia e marito negli stessi corridoi…». Oppure: «Posto fisso illusione? Ma perché non lo dice a sua figlia che di lavori ne ha due!». Dunque, le politiche del lavoro di un grande paese industrializzato finiscono dentro un dibattito che somiglia sempre più a un mero calderone polemico pieno zeppo di battute «equivocate» o «espresse male» e ad una caterva d’improperi rabbiosi e ironici.
E Silvia Deaglio non ci è finita dentro volontariamente…
«Beh, tanto volontariamente no – ride al telefono -. Non penso che ritrovarsi in questa situazione possa far piacere a qualcuno».
Sua madre dice testualmente: «Mia figlia è in grado di difendersi da sola, ne ha tutti i mezzi». Lei come risponde alle critiche?
«Che non sono interessata a ribattere a persone che ti hanno condannata così, sulla base di un blog. Quindi ripeto: le mie pubblicazioni sono accessibili, il mio curriculum idem. Dopodiché io non devo giustificarmi di fronte al mondo».
Il posto fisso per lei era un’illusione?
«Credo che sia evidente dal mio curriculum che ho sempre lavorato sia in Italia che all’estero e che ho fatto parte di tutti gli step di una carriera accademica. Adesso basta, la saluto e buona giornata».
Ovviamente è amareggiata?
«Davvero non voglio parlarne. Perché non è che io sia dispiaciuta o pazzamente felice… solo non lo ritengo un argomento interessante. E spero che prima o poi tutti questi lettori di blog lo ritengano meno interessante».
Quindi i ministri tecnici parlano tanto e i loro figli invece restano zitti e muti…
«Non è il mio mestiere parlare con i giornalisti. Io parlo attraverso i lavori scientifici e di argomenti scientifici».
Ma su Internet si mette in dubbio anche la validità delle sue pubblicazioni: «Troppe 61 in sei anni per essere serie…».
«Intanto le pubblicazioni sono 93. E se lei guarda la mia prima pubblicazione risale al gennaio del 1996, quindi non sono ristrette in sei anni. Sono forse sedici anni?»
Ma perché rifiutare la possibilità di difendersi?
«Io non devo giustificarmi né con lei né con nessuno. Davvero una buona giornata». Clic.
Nino Luca
Twitter: @Nino_Luca

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