Informazioni che faticano a trovare spazio

Antonio Tabucchi e il coniglio fritto

Avevamo un appuntamento, intorno a un coniglio fritto. Una di quelle promesse che ci si fanno per telefono. Antonio Tabucchi mi aveva parlato di una trattoria speciale, vicina al suo paese di origine, Vecchiano, a poca distanza dalla comune Pisa. E ora non ricordo né il nome né il posto. Non mangeremo più insieme fritti alla toscana.

Lo rivedo a piazza Dante, passava davanti alla libreria che avevo aperto insieme a Guelfo Guelfi, la Libreria internazionalista Frantz Fanon, e dava sbirciatine ai titoli in vetrina. Antonio, in quel 1967, era simpatizzante del Pci. Noi eravamo già orientati altrove, Lotta continua sarebbe nata un po’ dopo.

Non senza stupore ci ritrovammo poi spiattellati nel racconto che dà titolo al libro “Piccoli equivoci senza importanza” la nostra libreria. Che aveva ribattezzato “Mondo nuovo”, sempre in piazza Dante però.  “Era una stanza grande con uno sgabuzzino sulla destra – ha scritto Tabucchi (lo sgabuzzino era però sul retro) -, dove c’era uno stanzino e poi il cesso. Nello stanzino non abbiamo mai tenuto bombe né esplosivi (a parlare nel racconto è  il giovane Federico sotto processo)., ci tenevamo le frese pugliesi che portava il Memo quando andava a passare le vacanze  al suo paese, e tutte le sere ci trovavamo lì e mangiavamo frese con olive. L’argomento della conversazione era quasi sempre la rivoluzione cubana, infatti c’era anche un poster di Che Guevara sopra il banco della cassa; ma si esaminavano anche le altre rivoluzioni della storia…”. E ancora: “Comunque in verità lo facevo perché c’era una ragazza dai capelli rossi che si chiamava Maddalena…”.

Povero Antonio. Il presidente del Senato, adontato dalle sue richieste sui rapporti con mafiosi e mafia, lo aveva citato per diffamazione. Chiedendo 1,5 milioni di euro in danni.

La petizione a favore era stata promossa allora dall’editore francese Gallimard,, a firmare decine di Premi Nobel. In Italia invece sostanziale silenzio.

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