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Michele Partito, un altro martire delle Fosse Ardeatine identificato dai Ris

E’ una lunga storia quella dei martiri delle Ardeatine rimasti “ignoti”. Dodici gli ignoti, per oltre sessanta anni. E ora finalmente tre di loro hanno un nome certo e un sarcofago esatto. Ma ci sono voluti anni e tutta la determinazionbe di famiglie come quella dei Moscati (parenti di Marco Moscati, uno dei tre riconosciuti oggi, un partigiano ebreo) che in principio si sono dovuti pagare da soli la riesumazine della salma. La Difesa in quella fase, pochi anni, stava alla finestra. Poi grazie all’accorato appello di Rosetta Stame presidente dell’Anfim, l’associazione dei familiari delle vittime delle Ardeatine, al Presidente Napolitano qualcosa è mutato. E ora grazie al Ris e a Onorcasuti, oltre avviamente che all’Anfim, ecco i risultati.

Fosse Ardeatine, sarcofago 155. Non è più di “ignoto”.  Anche un terzo sarcofago tra i 12 finora rimasti come di “ignoti” ha un nome, quello di Michele Partito, un “civile” trentenne nativo di Castel Termini (Agrigento). Il suo nome verrà letto questa mattina alla cerimonia che alla presenza del Capo dello Stato si tiene alle 9.30 nel sacrario delle Fosse Ardeatine. Va ad aggiungersi ai nomi giù identificati di Marco Moscati, partigiano ebreo romano, e di Salvatore La Rosa, un militare siciliano. Il riconoscimento è frutto delle ricerche dei carabinieri del Ris di Roma, diretti dal colonnello Luigi Ripani, che hanno così ridotto a nove i sarcofagi privi di un nome e un cognome certi. Il nome del trentenne Michele Partito è stato comunicato ieri al Quirinale da Onorcaduti, l’organismo della Difesa presieduto dal generale Vittorio Barbato. Due nomi erano stati già identificati,  quelli del militare siciliano Salvatore La Rosa e del partigiano ebreo Marco Moscati. A loro si è aggiunto ora Michele  Partito  nato a Castel Termini (Agrigento) l’8 dicembre del 1914.

Ogni anno il Capo dello Stato entra alle Fosse Ardeatine e dopo essere passato di fronte al palco che riunisce autorità e rappresentanti delle famiglie delle vittime sosta in raccoglimento di fronte alla lapide che ricorda le 335 vittime. Così inizia la cerimonia per ricordare la strage. Poi come ogni anno il profondo silenzio viene rotto dalla lettura del lunghissimo elenco dei morti, una lista in ordine alfabetico da Ferdinando Agnini ad Augusto Zironi a cui è seguita in  conclusione, fino al 2011, un’ultima gelida notazione: «Ignoti 12». Così anno dopo anno, per oltre sessanta anni. Un anno fa gli “ignoti” erano scesi a 10. Quest’anno l’ultima frase sarà “Ignoti 9”. Ad essere riesumati sono stati i resti dei sarcofagi , 52, 98, 122, 155, 264, 272, 273, 276, 283, 284 e 329. Tra i nomi su cui si è indagato e che restano in sospeso ci sono quelli di  Cesare Calò, Marian Reicher, Bernard Soike, Hein Eric Tuchmann, Alfredo Maggini, Remo Monti  Cosimo Di Micco.

Intanto il IX Municipio di Roma ha organizzato sempre per venerdì 23 marzo 2012 “La sfilata della Memoria”. L’iniziativa itinerante avrà inizio alle ore 11 (raduno a Villa Lazzaroni, via Appia Nuova 522 alle ore 10) e si concluderà a Piazza Re di Roma e vedrà il coinvolgimento delle scuole e dei cittadini del territorio e la collaborazione della Biblioteca Scolastica Multimediale “Alberto Savinio”, del Museo Storico della Liberazione, dell’Anpi Cgil. Durante il percorso, 335 persone di diverse generazioni, pari al numero delle vittime dell’eccidio, porteranno i nomi delle vittime della strage nazista. All’arrivo a Piazza Re di Roma daranno lettura dei protagonisti di quella drammatica vicenda e libereranno nel cielo palloncini ad elio. Lungo tutto il percorso saranno posizionati manifesti e cartoline con frasi, foto e ricordi dei caduti, oltre a materiali messi a disposizione dal Museo della Liberazione di via Tasso.

Intanto giace in pessime condizioni l’Anfuim: per i tagli subiti ai finanziamenti Rosetta Stame è stata costretta a “licenziare” le due uniche dipoendenti, tra cui sua figlia Nicoletta, nipote di uno dei martiri, Nicola Ugo Stame. E ora Rosetta Stame fa tutto da sola, vi immaginate con quanta fatica…E’ questo il contributo che lo Stato riconoscente dà ai suoi martiri.

Paolo Brogi

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