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Allarme Inpgi: Franco Siddi denuncia la slavina che parte dal Sole 24 Ore, con i contratti di solidarietà

Occupazione e previdenza. Franco Siddi: “E’ allarme rosso per l’editoria e per il lavoro. L’Inpgi è a rischio. Siamo dentro un frullatore terribile”

Rivelazione del segretario generale della Fnsi a Prima Comunicazione (L’intervista è  in coda): “Solo i contratti di solidarietà al Sole 24 Ore pesano, tra costi diretti e indiretti,  per sei milioni di euro sui conti dell’Istituto di previdenza”. Franco Abruzzo: “Cigs e contratti di solidarietà devono gravare sulla fiscalità generale e non sull’Istituto. Monti e Ferrero ci pensino”.

Cagliari, 31 marzo 2012. – “E’ allarme rosso per l’editoria e per il lavoro”. L’ha detto Franco Siddi, segretario nazionale Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) questa mattina intervenendo a Cagliari all’assemblea degli iscritti dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna. “Servono azioni straordinarie per capire come resistere in un momento in cui la grande crisi del mercato del lavoro mette a rischio tutto l’impianto di libertà e socialità, compreso quello dell’Inpgi”, Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani”. Dopo aver elencato una serie di giornali e televisioni in crisi, Siddi ha precisato: “La massa di piani di espulsione attraverso contratti di solidarietà e cassa integrazione può travolgere tutti, perché ha raggiunto proporzio ni mai viste prima. Abbiamo l’Inpgi che è un gioiello, ma il grido d’allarme è che così non si può più. Di fronte a questa situazione e’ importante che la categoria si svegli, c’è una parte dormiente che sembra non accorgersi che siamo dentro un frullatore terribile”. Il segretario dell’Fnsi ha poi concluso annunciando che dopo Pasqua proporrà un’iniziativa straordinaria agli organi di categoria, ma anche agli editori invitando tutti a un’azione di corresponsabilità per la salvezza del settore. (AGI)

Da Prima comunicazione (marzo 2012)

Uno scatto di creatività . Lo dovrebbero avere, secondo Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, il sindacato dei giornalisti e gi editori per affrontare la crisi.

“Stiamo vivendo una situazione di crisi diversa, sicuramente più grave e più insidiosa di quella iniziata tre anni fa, subito dopo la firma del contratto nazionale, quando alle difficoltà economiche si era aggiunta un’accelerazione della trasformazione verso la multimedialità. Ora assistiamo al tracollo di .alcune realtà, soprattutto in settori che non sono diventati industrialmente maturi, come l’emittenza locale, e che dopo il passaggio dall’analogico al digitale devono affrontare una concorrenza sempre più agguerrita in un momento di forte riduzione degli investimenti pubblicitari”.

Il segretario generale della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi non nasconde la preoccupazione per le conseguenze occupazionali della difficile situazione che l’intero settore editoriale e televisivo sta vivendo. “Per ammorbidire l’impatto della congiuntura stiamo ricorrendo ai contratti di solidarietà in deroga nelle regioni, perché non è previsto per le emittenti il ricorso ad ammortizzatori sociali specifici”, spiega il leader del sindacato dei giornalisti. “Ma la fase è seria anche per la carta stampata, in molte aziende stanno emergendo le insufficienze a livello editoriale e manageriale, nascoste nel periodo d’oro della pubblicità e dei prodotti collaterali. A questo si aggiunge la situazione della cosiddetta editoria assistita: il reintegro, anche se parziale, dei fondi statali non risolve i problemi di testate che in taluni casi si sono organizzate più in relazione ai contributi pubblici, piuttosto che alla loro effettiva presenza sul mercato”.

Alla Fnsi sta arrivando una nuova ondata di piani di riorganizzazione aziendale con la richiesta di altre sforbiciate degli organici, con una pesante ricaduta sulle casse dell’Inpgi, l’istituto di previdenza della categoria, che deve finanziare gli ammortizzatori sociali. “I fondi per i prepensionamenti stanno finendo”, sottolinea Siddi. “Davvero bisogna ricorrere agli ammortizzatori solo quando non ci sono alternative, privilegiando le situazioni di crisi reale. I tagli, poi, stanno toccando giornalisti ancora lontani dalla pensione, per i quali possono scattare solo la cassa integrazione e i contratti di solidarietà. Un ricorso massiccio a questi strumenti, totalmente a carico dell’Inpgi, rischia di determinare squilibri alle casse dell’istituto. Basti pensare che, tra costi diretti e&n bsp; indiretti, per la solidarietà concordata al Sole 24 Ore, dall’Inpgi usciranno 6 milioni di euro. Dobbiamo trovare delle nuove soluzioni, magari aumentare l’età per il prepensionamento da 58 a 60 anni, fare in modo che un giornalista possa lavorare fino a 65 anni part-tìme usufruendo contemporaneamente di metà della pensione. Con i soldi risparmiati si potrebbero istituire delle borse per favorire l’accesso di giovani. In ogni caso è essenziale che anche gli editori abbiano uno scatto di creatività e maggior fiducia nelle loro attività, investendo in progetti innovativi da valutare in 3-4 anni, non trimestralmente con uno occhio fisso sulle quotazioni di Borsa”. (Prima comunicazione, marzo 2012)

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