Informazioni che faticano a trovare spazio

E’ morto Ahmed Ben Bella, guidò la prima Algeria indipendente

Ahmed Ben Bella, primo presidente dell’Algeria indipendente, è morto oggi ad Algeri all’età di 96 anni (nella foto, a destra, con Nasser in  Algeri indipendente). Lo ha annunciato l’agenzia di Stato APS che cita alcuni suoi parenti. Presidente algerino dal 1962 al 1965, Ben Bella è morto oggi nella sua abitazione nella capitale, stando alle stesse fonti.
Dopo un malore era stato ricoverato due volte in ospedale, circa un mese fa. A fine febbraio si erano diffuse notizie sulla sua morte da parte del quotidiano el Watan che aveva citato come fonte un familiare, notizie poi non confermate.

Ben Bella fu alla guida del nuovo Stato algerino dal 1962 al 1965. Il suo governo venne rovesciato nel 1965 da un golpe guidato dal ministro della Difesa, Houari Boumedienne, e Ben Bella venne posto agli arresti domiciliari fino al 1980, quando venne esiliato in Svizzera dove rimase dieci anni; nel 1997 gli venne permesso di tornare in patria e dal 2007 era a capo della commissione dei saggi dell’Unione africana.

DA El Watan dell’11.4.2012:

Le premier président de l’Algérie indépendante est décédé, aujourd’hui vers 15 h 30 dans son domicile algérois à Hydra. Cette information, qui nous a été communiquée par un de ses proches, en l’occurrence Noureddine Lalam, a vite fait le tour de Maghnia, la ville natale du défunt.

«On l’a tué une première fois, il y a un mois, alors qu’il était dans un état comateux à l’hôpital de Aïn Naadja, avant de se rétablir et regagner son domicile. On n’avait rien à cacher, surtout pas un décès. Mais, aujourd’hui, il est bien décédé si Ahmed » dit notre interlocuteur, très ému.

Concernant son inhumation, M. Lalam dit que « Il s’agit d’un chef d’Etat et donc, c’est les services de la présidence qui vont décider de tout » De son vivant, Ben Bella souhaitait être enterré à côté de sa mère au cimetière Lalla Maghnia, mais il y a tout lieu de croire qu’il sera inhumé à El Alia à Alger.

Maghnia est sous le choc. Des activités culturelles et sportives, qui étaient prévues par des jeunes, ont été spontanément annulées. Une grande tristesse règne dans cette ville frontalière.

Chahredine Berriah

“In ricordo di Ben Bella. Ero a Parigi e lavoravo in mezzo a parecchi maghrebini, in maggioranza algerini, tutti “manoeuvres” cioè manovali. La domenica mi invitavano a Barbès dove festeggiavano con un  couscous collettivo. Molti di loro avevano partecipato alle giornate per la lotta d’indipendenza, quando a Parigi sono stati eliminati oltre duecento algerini gettati dalla polizia nel fiume e di cui per anni nessuno voleva più parlare. Erano allegri gli algerini manovali, lavoravamo in un’impresa di imbianchini (detti pomposamente peintres en batiment) e il loro faro era Ahmed Ben Bella, il giovane e deciso intellettuale che aveva guidato la lotta per l’indipendenza. La Francia civile allora non era andata molto oltre la rete Jeanson, quella ben rappresentata dalla canzone “ Monsieur Le Président” (je vais écrire une lettre que vous lirez peut-etre si vous aurez le temps, je viens de recevoir mes papiers militaires pour partir à la guerre et laisser mes enfants…), insomma la rete anticolonialista schierata per disertare dall’intervento colonialista (all’epoca il governo era del socialista Mendès France e il Pcf stava alla finestra, piuttosto defilato).
Così non potete capire che faccia fecero gli operai algerini  in quel 1965 quando arrivò la ferale notizia da Algeri che Ben Bella era stato destituito da un golpe guidato dal grigissimo Boumedienne.
Ricordo l’algerino più anziano – sui cinquantacinque anni – purtroppo non so più come si chiamasse, aveva tutti gli incisivi davanti eliminati dai cazzotti dei Crs francesi, era davvero spaesato. Per tutti loro insomma era come se il mondo gli fosse caduto addosso. Non c’erano telefonini allora, le comunicazioni erano piuttosto scarse, difficile capire cosa stesse succedendo sull’altra sponda del Mediterraneo. Al lunedì eravamo tutti di nuovo al lavoro, ricordo un gran silenzio generale in quel cantiere di Saint Germani en Laye che raggiungevamo col treno dalla gare Saint Lazare e dove si stava allestendo il quartier generale della nuova tv a colori, sistema Secam…

Eppure il nome di Ben Bella era stato scandito tante volte in Francia e in Algeria fino a diventare il grido di guerra dell’Armata Popolare di Liberazione. La sua popolarità era stata messa in difficoltà dallo scontro tra nazionalisti e progressisti all’interno, tra Europa e Unione Sovietica fuori. Da ultimo questo scontro l’aveva portato alla rottura con i comunisti filosovietici. Ben Bella aveva cercato allora la sua via algerina al socialismo. Davanti a lui Che Guevara aveva pronunciato ad Algeri un importante discorso antisovietico sul diritto dei popoli ad essere sostenuti nella lotta di liberazione. Era il ’64 e le speranze di una terza via, dopo la conferenza dei non allineati di Bandung in Indonesia, sembravano ancora molto forti…”.

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