Informazioni che faticano a trovare spazio

La trattativa stato-mafia non è “presunta”, è già oggetto della sentenza di marzo sulla strage dei Georgofili a Firenze

C’è un aggettivo che risuona spesso quando, specie in tv, si parla della “trattativa stato mafia”. L’aggettivo irritante è “presunta”. Come dire: tutto da provare, tutto da verificare, forse è un’invenzione della Procura di Palermo ecc.

La trattativa “presunta” è anche indicata a volte così da commentatori  e articolisti di giornale. Ignoranti o in mala fede?

Chiamiamoli per il momento ignoranti.

Già perché c’è già una sentenza che della trattativa ha confermato l’esistenza. La sentenza è della  corte d’Assise di Firenze che ha sentenziato nel marzo 2012, poco tempo fa dunque e ancora fresca ne è la memoria, in merito alla strage dei Georgofili. Lo richiama oggi su Repubblica Attilio Bolzoni. Prima di lui l’ha richiamato Giovanna Maggioni Chelli, presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage dei Georgofili, che poco tempo fa ha ricordato quella sentenza e ciò che ne consegue (vedi su questo blog il post del 24 giugno 2012 che riporto in calce).

La sentenza di Firenze dice che “una trattativa indubbiamente ci fu e venne, quantomeno inizialmente, impostata su un do ut des. L’iniziativa fu assunta da uomini delle istituzioni e non dagli uomini della mafia”.

Notate questa ultima frase della Corte d’Assise fiorentina.

Sono le istituzioni ad aver avviato i contatti. Sarebbero presumibilmente allora i carabinieri di Mario Mori, Antonio Subranni e Antonio De Donno ad aver promosso l’iniziativa su richiesta di rappresentanti politici.

I tre carabinieri sono personaggi noti: a parte Mario Mori, che ancora riveste incarichi come quello di consulente per la Sicurezza della giunta Alemanno a Roma (quella giunta che ingaggia come collaboratori anche ex appartenenti ai Nar e alla Banda della Magliana, vedi il recente caso Lattarulo),  del generale Subranni come dimenticare ciò che ha combinato a suo tempo per l’omicidio di Peppino Impastato quando tentò di trasformare la vittima in un attentatore dinamitardo (e così uscirono quasi tutti i giornali di allora, Ora e Unità comprese)?

Attenzione per: sull’iniziativa “assunta da uomini delle istituzioni” come dice la magistratura fiorentina non indaga solo la Procura di Palermo, ma lo ha fatto anche quella di Caltanissetta occupandosi del clamoroso depistaggio sulla strage di via D’Amelio (vedasi il bel libro di Enrico Deaglio, Il vile agguato, Feltrinelli 2012). E infine come ricordato la magistratura di Firenze.

Altro che trattativa presunta, dunque. Lo ricordo anche a quei colleghi che per loro pochezza o peggio continuano a scriverlo e a dirlo: sarà bene d’ora in poi appuntarsi i loro nomi, perché sono nomi di giornalisti che non solo fanno cattiva informazione ma gettano discredito anche sui giornalisti che spesso rischiando fanno l’esatto contrario.

Sarebbe peraltro opportuno che le associazioni dei giornalisti richiamassero questa pattuglia di neo-negazionisti al proprio dovere.

www.brogi.info

domenica, giugno 24th, 2012

La trattativa Stato-Mafia non è “presunta”. E’ già ben documentata in atti giudiziari. La protesta di Giovanna Maggiani Chelli (strage dei Georgofili) contro la disinformazione e le difese d’ufficio dei coinvolti

Siamo molto, molto preoccupati da quello che stiamo leggendo ogni giorno sui quotidiani.
Il nostro pensiero è che si stia tentando attraverso una disinformazione raffinata di allontanare l’attenzione dal problema trattativa Stato-mafia, perché non è vero che  la  trattativa in questione sia presunta, essa è oltremodo ormai accertata nei processi già passati in giudicato e in quello al boss mafioso Francesco Tagliavia in primo grado.
Volendo spingere il problema su di un terreno ancora più marcato, oggi noi con il prezzo che abbiamo pagato per quella trattativa ci viene la tentazione di chiamarla “accordi fra uomini dello Stato e la mafia cosa nostra”.
Vogliamo quindi sapere perché Riina e compagni dopo l’attentato a Salvo Lima decisero di uccidere ben altri sette uomini della politica e delle istituzioni e perché proprio loro, i quali peraltro non sono morti, sono invece morti i nostri figli.
Vogliamo sapere perché nel 2002 uomini illustri delle istituzioni non hanno detto la verità al Giudice Gabriele Chelazzi quando li ha ascoltati in sede di verbalizzazione sul 41 bis.
Per tutto quanto, noi vogliamo sapere la verità processuale, ed è un nostro diritto saperla, non servono quindi, giornalisticamente parlando, tutte queste difese d’ufficio alle istituzioni di oggi, a meno che  le stesse non sappiano la verità da noi tanto agognata, temano quindi  le indagini future e vertano, oggi, con azioni forti e congiunte a coprirla, quella verità del 1993, perché comunque scomoda per tutte le forze politiche dell’arco costituzionale del passato e del presente.

Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

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