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Razan Zaitunah, attivista dei diritti umani, sulle immagini delle vittime in Siria

La strage in Siria continua e le vittime sono sempre più numerose come è possibile osservare da alcuni spezzoni di video caricati online. Al riguardo, l’attivista siriana dei diritti umani Razan Zaitunah riporta nell’articolo che segue la descrizione di scene di morte dei cittadini siriani, definiti “martiri”, ripresi negli ultimi istanti della propria vita, per sottolineare il coraggio di chi si batte per la libertà e allo stesso tempo il dolore che accompagna i familiari della vittima privati anche della possibilità di lamentarsi.

È necessario prendere in considerazione l’aggiunta di spezzoni video caricati online relativi ai martiri, per l’accertamento del nome del martire e per i dettagli della propria morte… Decine di vittime ogni giorno, e in tempi di verifica delle banche dati, il numero sale a cento nelle ultime ore della giornata. Un bilancio che risulta dal primo minuto del video in considerazione. In un’ora è possibile osservare cento corpi, senza tener conto delle stragi universitarie, dove il numero raddoppia.

Corpi su corpi, alcuni avvolti nel sudario, altri bruciati, ricoperti di ferite e di sangue. Alcuni volti paventano timore e sgomento… Questo sei tu o Morte? Un altro volto appare dormiente per la sicurezza che trapela dai lineamenti del suo viso… Altri graziosi, dalla pelle delicata, e dalle piccole bocche chiuse, mostrano un sorriso intelligente. Poi i martiri bambini: il loro gioco rimarrà eterno nelle nostre anime.

Le martiri sono meno presenti nei video online; spetta a te fra tutti il compito di ritrarre i lineamenti di una di esse, affidandoti alla tua immaginazione. Esse viaggiano in silenzio su Youtube. Spesso a noi non è permesso prender parte ai rituali di dolore negli istanti della prima assenza.

Tuttavia, gli spezzoni di video hanno dato la caccia a quel che resta dei martiri, e a parlare sono i loro ultimi respiri. In quei momenti sei costretto a rispettare il loro dolore, deviando l’attenzione da un video successivo o da una nuova documentazione. È tuo dovere fermare la mano della vittima dinanzi a te, sullo schermo del computer, e osservare i suoi occhi, anche se quel dolore sta tirando fuori i tuoi stessi occhi, e ascoltare i suoi ultimi rantoli. Forse dice qualcosa in quella lingua misteriosa, quel linguaggio indecifrabile, tra la vita e la morte. Forse si scusa con l’amato o invia un desiderio alla madre. Forse canta soltanto… Mi piacerebbe ascoltare… Ma coloro che circondano il corpo tremante di dolore non gli concedono la possibilità di far conoscere il suo messaggio. Gridano intorno alla vittima: “Recita la Shahada, recita la Shahada”… Se fossi stato al suo posto, forse mi sarei augurato di poter farmi vivere più a lungo, così avrei chiuso gli occhi con la bella speranza di ritornare al mio amato. O qualcuno mi avrebbe raccolto nei miei ultimi istanti di vita e mi avrebbe accarezzato il capo in silenzio.

Inoltre, la maggior parte di quegli spezzoni termina solitamente prima che l’anima abbia trasmigrato dal suo compagno; restano i suoi ultimi rantoli nel ricordo di chi non ha mai ottenuto la quiete della morte.

Una breve sezione è dedicata a quei martiri che hanno registrato delle parole prima della dipartita. Alcune di esse riguardano riflessioni personali, altre sono indirizzate ai loro cari. ‘Abd Al-Muhimin Al-Iunus si distende sull’erba, dinanzi a sé il suo fucile; con le dita gioca con le piante del campo, noncurante. Chiede a noi di pregare per il riposo della sua anima, poi aggiunge di volere sua madre, vediamo quasi le lacrime nei suoi occhi. Ma gli eroi dell’esercito libero non piangono, per questo distoglie lo sguardo dalla camera e chiede all’operatore di interrompere la ripresa.

Oh se singhiozzassi ogniqualvolta preparo i particolari di un video! Ma io non lo faccio, e come me anche gli esperti della morte non piangono.

Le loro lacrime non chiedono soccorso anche in quel video dedicato al passaggio di un padre  nella città di Al-Rastan, che correva come un pazzo e portava tra le braccia suo figlio, la cui parte inferiore del corpo era stata mutilata dalle bombe intelligenti che avevano lasciato all’istante il capo intatto, in modo tale da permettere al padre di riconoscerlo e accarezzargli così i capelli per l’ultima volta.

Il racconto di padri e figli è un altro racconto nei video clip dedicati ai martiri. La maggior parte fa riferimento alle emozioni dei familiari, i quali circondano lo spazio interno con lamenti, singhiozzi e grida di dolore; la madre eleva un grido al cielo per far sentire agli assassini il dolore dei loro figli, e i figli elevano un grido al cielo per far avvertire agli assassini la sofferenza dell’essere orfano e della perdita.

Uno dei bambini mi ha sorpreso insistendo sul fatto che suo padre non se ne fosse ancora andato: i suoi occhi fissavano quelli del genitore, e continuava ad informare coloro che circondavano il corpo, che egli era vivo; e per Dio è vivo, i suoi occhi sono spalancati!

Alcune madri ci ingannano o usano sotterfugi. Salutano il figlio senza lacrime, con voce spaventata o in piena tranquillità. Come se il monte parlasse dalla sua sommità o la valle dalla sua profondità, lo offrono a Dio come un martire; negano un dolore che non so dov’è o come è fatto. Quelle donne io le amo profondamente; gli esperti che documentano la morte sanno bene cosa vuol dire non poter piangere quando per loro è d’obbligo. Il lamento, in quei momenti, non è uno dei diritti fondamentali dell’uomo a cui non è possibile rinunciare, inavvertitamente omesso dalle convenzioni internazionali?

Le esposizioni della morte non terminano qui, ma ve ne sono migliaia nei diversi video online. Gli esperti che documentano la morte non piangono, si accontentano di osservare a bocca aperta e con la fronte accigliata; in determinati momenti odono una voce che urla dentro di loro. Non smettono di chiedersi: essi sono coloro che documentano la morte attraverso gli schermi del computer, o sono coloro che la documentano con le loro dita e i loro occhi; ritorneranno un giorno alla normalità, o la morte li ha ormai riuniti in sé fino alla fine.

Razan Zaitunah (27 aprile 1977) è attivista nel campo dei diritti umani in Siria. Ha preso parte alla rivoluzione siriana nel 2011, poi scomparsa perché “Le forze di sicurezza siriane iniziarono ad arrestare chiunque avesse contatti con i media stranieri”. Gestisce il sito e il link di informazione siriana per i diritti umani. Il 6 ottobre 2011 ha ricevuto il Premio “Anna Poletkovescaia” dalla Bristish Association come inviata speciale in internet nel riportare le atrocità contro i civili siriani. Il 27 ottobre è stata indicata dal Parlamento Europeo vincitrice del Premio “Sakharov” sulla “Libertà di Pensiero” insieme ad altre quattro personalità arabe. In qualità di attivista nel campo dei diritti umani, Razan Zaitunah coopera con i “Comitati di coordinamento locale” in Siria per documentare le violazioni dei diritti umani operate dal regime e ha un ruolo chiave nell’organizzazione del lavoro della commissione.

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