Informazioni che faticano a trovare spazio

Via Tasso: l’archivio salvato da Giuseppe Dosi

Il 4 giugno del 1944, mentre i tedeschi scappavano via da Roma, in via Tasso gli archivi e la documentazione stavano facendo una brutta fine. Le immagini, rare, che il Museo ha appena recuperato mostrano l’edificio al numero 145 della strada – il carcere delle SS – in mezzo al fumo provocato dalle fiamme con cui i tedeschi di Kappler avevano cercato di eliminare le prove delle loro attività.

In più per liberare i prigionieri ancora detenuti una piccola folla entrata tumultuosamente nella prigione si era messa a gettare fuori tutte quelle cartacce segno dell’oppressione e della morte. Ma dalla vicina via Veio, dove abitava, ecco accorrere un poliziotto con un carretto. E’ uno strano tipo, da giovane ha fatto pure l’attore, entrato poi in polizia ha lavorato pure a casi celebri come Girolimoni convinto che il pedofilo assassino non fosse lui ma un reverendo inglese, tale Ralph Lionel Bridges, solo che nessuno aveva voluto credergli. L’uomo che poi diventerà questore, a Trieste, e in seguito capo dell’interpol italiana si chiama Giuseppe Dosi. Grazie al carretto che riempie di scartoffie ora sono tornate al Museo di via Tasso importanti documentazioni, compresi i famigerati elenchi del sottotenente Heinz Tunath per i detenuti da portare da Regina Coeli alle  Fosse Ardeatine. In uno di quei fogli “salvati” da Dosi il sottotenente scrive: “75 ebrei prelevati e fucilati da SD”, il Sichereit Dinst cioè il servizio di sicurezza, di cui facevano parte Kappler e Priebke. Il biglietto è datato 23.4.1944, il giorno della strage.

Il Museo di via Tasso ha presentato questi nuovi fondi che costituiscono un importante dotazione archivistico-storico a cui ha lavorato la documentalista Alessia Glielmi  sotto la supervisione del presidente Antonio Parisella, storico di professione. “Per sessanta anni non si era mai fatto l’elenco dei prigionieri di via Tasso – spiega Parisella -. Oggi finalmente ne conosciamo l’entità, 1100 detenuti comprese parecchie donne di cui non si sapeva granché”. Grazie al fondo Dosi ecco poi le Judenlist sempre per le Ardeatine, tre elenchi, che incrociati con materiali già in possesso del Museo offrono oggi controprove certe e precise. Soprattutto su nomi, percorsi carcerari, celle occupate ecc. Col Fondo Doni acquisiti anche i Fondi Giannetto Barrerta, responsabile della polizia partigiana, e le carte Sabato Martelli Castaldi, un altro martire delle Fosse Ardeatine. Continua dunque la preziosa opera di documentazione del Museo con un ulteriore appello lanciato: “Chi ha ancora carte su quel periodo, si via Tasso, sul ruolo delle Ss, sul 4 giugno…ma anche sul 16 ottobre del ’43 ce le faccia avere”. Tempo fa alcune foto erano finite in vendita su E-bay. Segnalate e acquistate sono oggi per fortuna patrimonio di via Tasso. Quanto alla deportazione del Ghetto finora non è mai stata trovata una fotografia del rastrellamento. Possibile che non esista nulla?

Paolo Brogi

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