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Teatro Valle, martedì il nuovo film di Vicari, Ascanio Celestini, Luigi Manconi, su migranti e Cie…

UN MARE DIVISO IN DUE

Anteprima nazionale

La nave dolce

il nuovo film di Daniele Vicari

Ascanio Celestini

legge Lampedusa non è un’isola

a seguire In nome del popolo italiano

Racconti dal Cie di Ponte Galeria

documentario di Gabriele Del Grande e Stefano Liberti

interventi di

Daniele Vicari, Stefano Cappellini, Luigi Manconi

ingresso fino a esaurimento posti, con sottoscrizione libera

info: abuondiritto@abuondiritto.itwww.teatrovalleoccupato.it

La serata nasce in occasione della pubblicazione del rapporto “Lampedusa non è un’isola. Profughi e migranti alle porte dell’Italia” che è l’anticipazione, riferita agli ultimi quattro anni di immigrazione, del rapporto generale sullo stato dei diritti in Italia, che A buon diritto Onlus pubblicherà nel 2014.

A Buon Diritto Onlus è stata fondata nel 2001 da Luigi Manconi, che ne è il presidente. La sua attività si svolge in tre diversi campi, per la tutela dei diritti individuali e delle garanzie sociali: la questione dell’immigrazione straniera in Italia e quella della libertà religiosa; le tematiche dette di “fine vita”, quali l’autodeterminazione del paziente e il testamento biologico; le problematiche della privazione della libertà nelle diverse sedi in cui si consuma: carceri, caserme, centri di identificazione ed espulsione, ospedali psichiatrici giudiziari. A Buon Diritto ha operato unitamente ai familiari delle vittime di abusi istituzionali da Stefano Cucchi a Franco Mastrogiovanni.

Daniele Vicari (Rieti, 1967) si è laureato in Storia e Critica del cinema presso l’Università di Roma “La Sapienza”, Cattedra di Storia e Critica del Cinema, con il prof. Guido Aristarco. Ha collaborato in qualità di critico cinematografico con la rivista Cinema Nuovo dal 1990 al 1996, e con la rivista Cinema 60 dal 1997 al 1999. Dopo aver realizzato alcuni documentari, tra i quali “Uomini e Lupi”, premio Sacher 1998, e il documentario di lungometraggio “Non mi basta mai” (co-regia Guido Chiesa), premio Cipputi al Festival di Torino nel 1999, ha esordito alla regia del film di finzione nel 2002 con “Velocità Massima”, David di Donatello miglior film d’esordio, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2005 il suo secondo film di finzione “L’Orizzonte degli eventi”, viene selezionato presso “La semaine de la critique” del Festival di Cannes. Nel 2007 riceve un secondo David di Donatello con il documentario di lungometraggio “Il mio paese”, oltre che il premio Pasinetti dei Giornalisti cinematografici. Nel 2008 “Il passato è una terra straniera” viene selezionato in concorso al Festival del film di Roma e vince il Miami International Film Festival come miglior film e per il miglior attore protagonista Michele Riondino. Nel 2012 con il film “Diaz, don’t clean up this blood”, vince il premio del pubblico al Festival di Berlino. Vive e lavora a Roma. Il suo nuovo film prodotto dalla Indigo Film a dall’Apulia Film Commission con Raicinema, “La nave dolce”, è stato presentato fuori concorso alla 69. Mostra del Cinema di Venezia e si è aggiudicato il Premio Pasinetti. Uscirà nelle sale italiane il prossimo 8 novembre, distribuito da Microcinema.

Ascanio Celestini (Roma, 1972), dopo gli studi universitari in lettere con indirizzo antropologico, si avvicina al teatro a partire dalla fine degli anni novanta collaborando, in veste di attore, ad alcuni spettacoli del Teatro Agricolo O del Montevaso, tra cui Giullarata dantesca (1996-1998), rilettura dell’Inferno di Dante alla maniera dei comici dell’Arte. Dopo gli anni dell’apprendistato maturato con il Teatro Agricolo O del Montevaso, insieme all’attautore foggiano Gaetano Ventriglia, Celestini scrive ed interpreta il suo primo spettacolo, “Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini” (1998), da cui prende avvio la sua produzione matura. Negli anni successivi riceverà svariati riconoscimenti istituzionali tra cui nel 2002 il Premio Ubu speciale, nel 2004 il Premio Fescennino d’oro, il Premio Gassman e vari altri premi per i suoi testi letterari e teatrali tra cui il Premio Bagutta e il Premio Flaiano. È considerato uno dei rappresentanti della seconda generazione del cosiddetto teatro di narrazione: l’attore in scena rappresenta sé stesso, anche quando parla in prima persona, è qualcuno che racconta una storia. Dal 2001 ha scritto e interpretato diverse trasmissioni radiofoniche per Rai Radio 3 e dal 2006 partecipa alla trasmissione di Rai 3 “Parla con me”, condotta da Serena Dandini. Debutta al cinema nel 2006, come attore, nel film di Daniele Lucchetti “Mio fratello è figlio unico”. Il suo esordio alla regia cinematografica, “La pecora nera”, selezionato alla 68.Mostra del Cinema di Venezia, nel 2011 vince il Ciak d’Oro come Miglior Opera Prima. Ora è a teatro con lo spettacolo Pro Patria, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria.

Il film di Vicari:

L’8 agosto 1991 una nave albanese, carica di ventimila persone, giunge nel porto di Bari. La nave si chiama Vlora.
A chi la guarda avvicinarsi appare come un formicaio brulicante, un groviglio indistinto di corpi aggrappati gli uni agli altri.
Le operazioni di attracco sono difficili, qualcuno si butta in mare per raggiungere la terraferma a nuoto, molti urlano in coro “Italia, Italia” facendo il segno di vittoria con le dita.
La Vlora è un vecchio e malandato mercantile costruito all’inizio degli anni Sessanta a Genova.
Il 7 agosto 1991 la nave, di ritorno da Cuba, arriva al porto di Durazzo, nella stiva diecimila tonnellate di zucchero.
Sono in corso le operazioni di scarico quando una folla enorme di migliaia di persone assale improvvisamente il mercantile, costringendo il capitano Halim Malaqi a fare rotta verso l’Italia.
È una marea incontenibile di uomini, ragazzi, donne, bambini.
C’è Eva che sale arrampicandosi lungo le cime d’ormeggio insieme al marito.
C’è Kledi, un ragazzino che si trova in spiaggia con gli amici quando decide di seguire incuriosito la folla che va verso il porto. C’è il piccolo Ali con la sua famiglia, c’è Robert, giovane regista con i suoi compagni di studi.
Qualcuno, una volta a bordo, incontra un fratello, un amico.
Il motore centrale è in avaria, non c’è cibo, né acqua. Solo zucchero.
Il sole di agosto arroventa il pontile. Poi scende la notte, il capitano governa la nave senza poter utilizzare il radar, evita anche una collisione.
Il mattino dopo, ad attendere la Vlora c’è una città incredula e stordita e uno stadio di calcio vuoto, dove, dopo lunghissime operazioni di sgombero del porto, gli albanesi vengono rinchiusi prima del rimpatrio.
Sono passati ventuno anni da quel giorno.
La maggior parte di coloro che salirono sulla nave, carica di zucchero, vennero rispediti in Albania ma gli sbarchi continuarono e qualcuno tentò ancora la traversata.

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