Informazioni che faticano a trovare spazio

Riace, Siderno, Pizzo…Uomini e donne del Sud, presentazioni, immigrati, maldipancia a sinistra

Diario calabrese. Il 1 dicembre ho passato una bella serata a Riace, il paese della Locride che dà ospitalità agli immigrati. Due i momenti: la discussione a palazzo Pinnarò col sindaco Mimmo Lucano, Enzo Piperno di Terre comuni e un bel numero di operatrici sociali per gli immigrati, poi la sera a tavola nell’Osteria Donna Rosa il racconto di due immigrate etiopi,  Abeba e Lemlem che dall’Etiopia attraversando deserti e mari sono arrivate in Italia con i loro piccoli figli.

La discussione a Palazzo Pinnarò è diventata subito molto concreta: il 31 dicembre finisce il programma Nordafrica, il governo Monti non dice che fine devono fare gli immigrati arrivati con le ultime ondate e che sono oggi rinchiusi al Cara di Crotone e in altre strutture. Pur richiedendo asilo (sono sette le commissioni oggi esistenti a cui rivolgersi) le risposte mancano, questi immigrati sono di nuovo non persone e la loro condizione è di limbo. Che fare? Se lo chiedono a Riace, saranno prese iniziative.  E intanto continuano gli sbarchi a Lampedusa.

Abeba e Lemlem mi raccontano le loro traversate d’Africa. Lemlem aveva nel 2004 solo 21 anni e due bambini di tre anni, il viaggio dal Gondar l’ha prima portata in Sudan dove ha lavorato per un po’, poi in Libia consumando migliaia di km nel nulla. Della Libia ricorda il maschilismo dei libici, le molestie, l’impossibilità di essere cristiana copta e di diversi perciò travestire da islamica. Poi con 800 dollari ecco il barcone. Tre giorni, in mano a un egiziano, una lunga panne del motore in mezzo alle acque, non saper nuotare, quei due bambini piccoli e il dirsi che prima avrebbe dovuto morire lei, i litigi tra eritrei ed etiopi, infine Lampedusa. Ed oggi eccola qua con Abeba a lavorare a Riace come operatrice degli immigrati, parlando sei sette lingue come il tigrino ecc.

Riace è un paese che oggi grazie a questi immigrati è tornato a vivere, sono stati rimessi a posto parecchi appartamenti, mi danno da dormire in quello vicino alla Porta dell’Acqua in cui – mi dicono – ha dormito Wim Venders.

A Siderno il 2 dopo essere riuscito a votare Bersani pur essendo in trasferta (la mia mail al sito delle primarie a Reggio ha ottenuto risposta positiva) eccoci a un nuovo incontro. Con me c’è Rossella Scherl di Fimmina Tv e la sindaca sotto scorta di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta. E di nuovo, complice in giornale free press locale appena uscito e con parecchi sfottò alle “eroesse dell’antimafia” è occasione di  poter affrontare di nuovo un  territorio infido di veleni e fango che rinvia al centro sinistra e al Pd. Le sindache come la Lanzetta danno fastidio, è chiaro, creano turbolenze reattive che disseminano veleni e cattiverie. Va di moda l’accusa di essere professionisti dell’antimafia. E se anche fosse? Dove è il problema? Ma basta l’accusa per seminare il dubbio, sotto sotto non si sopporta il relativo successo di queste donne. La Lanzetta si difende bene, spiega cosa ha fatto per la legalità, racconta di come ha difeso le lavoratrici delle serre delle talee di crisantemo (400 euro al mese) che non venivano pagate da due anni. Altro che professionisti dell’antimafia, qui ci sono i professionisti dello sfruttamento…

(da sinistra: il sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, Paolo Brogi, Rossella Scherl di Fimmina Tv alla presentazione di Siderno)

M a come lavorano questi sindaci? L’isolamento non li aiuta. Viene fuori una brutta vicenda che ha visto un gruppo di immigrati del Ciad di Riace andare a lavorare nelle serre proprio quando era in corso la vertenza per far pagare le donne operaie di Monasterace.Poi è successo che anche questi operai non sono stati pagarti Allora i 15 mila euro di salari non pagati sono stati versarti dal sindaco di Riace che si è ritrovato col comune occupato di fatto dagli immigrati. La raccolta dei soldi ha coinvolto anche gli operatori, compresi quelli immigrati. Tutto questo è stato male accolto a Monasterace, la sindaca dice di Mimmo Lucano: poteva almeno informarmi, bastava fare una telefonata…

Ecco, c’è anche questo nelle storie difficili della Calabria che vorrebbe voltare pagina.

Sull’altro versante,  a Pizzo Calabro sul Tirreno, nel pomeriggio l’incontro con i giovani di Io resto in Calabria, guidati da Anna Laura Orrico, e l’imprenditore che li ispira Mimmo Callipo finisce in un colloquio di oltre 20 minuti che si vedrà presto su You tube.

Risalgo sotto una pioggia fittissima ed ecco in serata Verbicaro, paese del parco del Pollino dove questo pomeriggio a Palazzo Cavalcanti mi affiancano il sindaco Felice Spingola e la sua vice Mirella Ruggiero. Stasera dopo le 24 sarò invece dallo studio di Cosenza a Linea notte del Tg3.

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