Informazioni che faticano a trovare spazio

Alemanno fa cancellare il murale che al Tuscolano ricordava Roberto Scialabba ucciso nel ’78 dai killer dei Nar

Una squadra del decoro urbano della giunta Alemanno ha cancellato un murale che sul muro esterno della scuola De Curtis, nel X Municipio, ricordava Roberto Scialabba, il giovane di sinistra ammazzato a Don Bosco da una squadra di killer fascisti dei Nar il 28 febbraio del 1978.

Il murale era stato approvato dal municipio, il comune è intervenuto prendendo spunto da una lettera di un piccolo gruppo di genitori contrari al murale.

Alemanno ha avviato così la sua campagna elettorale? Il sindaco con la croce celtica al collo in ricordo di Paolo Di Nella cerca di eliminare la memoria su uno dei crimini più efferati di allora. I Nar vollero celebrare a modo loro l’anniversario della morte di Mikis Mantakas avvenuta tre anni primi. E così un gruppo di killer mosse quel 28 febbraio del 1978 dal Fungo dell’Eur per andare a caccia di qualche giovane di sinistra al Tuscolano. In piazza Don Bosco spararono a Roberto Scialabba che era in compagnia di alcuni amici e dopo averlo colpito lo finirono con un colpo in testa, dopo essergli montati addosso. Roberto Scialabba aveva solo 24 anni.

Così racconta l’omicidio, il primo commesso dai Nar, Cristiano Fioravanti:

« Eravamo a bordo di tre vetture, l’Anglia Ford di mia madre, la Fiat 127 bianca di Massimo Rodolfo e la Fiat 130 color senape o oro metallizzato di Paolo Cordaro. A bordo delle tre dette autovetture ci recammo in una stradina limitrofa a piazza Don Bosco e rilasciammo l’Anglia e la Fiat 127, mentre sulla Fiat 130 prendemmo posto io (Cristiano Fioravanti, ndr), Valerio, Alibrandi, Anselmi e il Bianco che fungeva da autista. Gli altri tre rimasero ad attenderci nella stradina ove avevamo lasciato le altre due vetture. Giunti in piazza Don Bosco sulla Fiat 130 la cui targa era stata coperta con un giornale, vedemmo che c’erano due o tre persone sedute su una panchina o staccionata dei giardinetti che si trovavano vicino alla strada, dalla parte sinistra, andando verso Don Bosco, mentre altre due o tre persone erano in piedi vicino alla detta panchina o staccionata. Il Bianco rimase al volante della vettura, ed egualmente a bordo della stessa rimase come copertura Alibrandi. (…) Mi sembra che abbiamo fatto subito fuoco. Io sono sicuro di aver colpito una delle persone verso la quale avevamo sparato uno o due colpi, e non potei spararne altri perché la pistola si inceppò. Anselmi scaricò tutto il suo caricatore ma credo che non colpi nessuno, essendo lui un pessimo tiratore.noi lo chiamavamo “il cieco di Urbino”. Valerio invece colpì uno dei ragazzi che cadde a terra. Visto ciò Valerio gli salì a cavalcioni sul corpo sempre rimanendo in piedi e gli sparò in testa uno o due colpi. Quindi si girò verso un ragazzo che fuggiva urlando, e sparò anche contro questo ma senza colpirlo. Io credo di aver colpito una delle persone al torace o all’addome; non so dire se si tratta del ragazzo rimasto ucciso o di quello ferito. Non si era parlato espressamente in precedenza di quello che si voleva fare, ma quando tornammo alle nostre macchine nessuna delle tre persone che ci attendevano ebbe a mostrarsi dispiaciuta. »
(Cristiano Fioravanti da A mano armata di Giovanni Bianconi)

Alemanno è lo stesso che ha fatto assumere all’Atac Francesco Bianco. Quel Bianco che in orario di lavoro chattava poi poco tempo fa su Facebook invocando il lanciafiamme contro gli studenti in corteo. L’appartenenza è il forte di questo sindaco che cancella i murales approvati da un municipio.

Nella foto il murale coperto ora con vernice bianca.

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