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Ithurburu (24 marzo) a favore di Bergoglio: Momento di grande speranza, nessuna traccia di contiguità con la dittatura…

Ho letto non senza sorpresa queste parole di Jorge Ithurburu, della 24 marzo, che da anni segue in Italias i processi per i desaparecidos. Le sue parole sono piuttosto lontane da quelle dei familiari del sacerdote portato all’Esma, e riportate da Verbitsky ieri, e soprattutto dal giudizio netto di Estela Carlotto: “Bergoglio appartiene alla Chiesa che oscurò il Paese”, come da intervista su La Naciòn del 15 marzo. “Non ci ha mai aiutato…”.

I familiari di Yorio accusano Bergoglio, così dice Verbitsky. Quanto alla sua testimonianza in Tribunale, autunno 2010, la deposizione è stata particolarmente penosa: Bergoglio neanche ricordava che l’isolotto di El Silenzio su cui sono transitati detenuti dei golpisti e i sacerdoti sequestrati apparteneva alla Curia, di cui era il porporato.

Resta la grande speranza. E chi non ce l’ha? Ma il passato non può certo essere cancellato. Riporto comunque le dichiarazioni di Jorge Ithurburu di completa apertura al nuovo Papa.

«È un momento di grande speranza». Jorge Ithurburu, presidente dell’Associazione 24 marzo, storica organizzazione parte civile nei processi contro i militari argentini in Italia, – scrive nel suo sito Michela Murgia – non nasconde una certa commozione per la nomina di Jorge Bergoglio a Papa e respinge le accuse di chi guarda con sospetto ai rapporti tra l’arcivescovo di Buenos Aires e la giunta militare negli anni della dittatura. «Una cosa – ha dichiarato all’agenzia Agi – è la responsabilità della chiesa cattolica come organizzazione, altra quella dei singoli. Bergoglio all’epoca non era neanche vescovo e di sue responsabilità individuali non c’è traccia». Qui di seguito Il Sole 24 Ore che lo riporta:;

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-03-14/ithurburu-continguita-bergoglio-dittatura-164807.shtml?uuid=AbyMF5dH

Ithurburu: contiguità tra Bergoglio e dittatura? Non c’è traccia

«È un momento di grande speranza». Jorge Ithurburu, presidente dell’Associazione 24 marzo, storica organizzazione parte civile nei processi contro i militari argentini in Italia, non nasconde una certa commozione per la nomina di Jorge Bergoglio a Papa e respinge le accuse di chi guarda con sospetto ai rapporti tra l’arcivescovo di Buenos Aires e la giunta militare negli anni della dittatura. «Una cosa – ha dichiarato all’agenzia Agi – è la responsabilità della chiesa cattolica come organizzazione, altra quella dei singoli. Bergoglio all’epoca non era neanche vescovo e di sue responsabilità individuali non c’è traccia». Le ombre sul passato di Bergoglio sono legate al rapimento di due gesuiti che lavoravano nelle comunità di base e ai quali l’allora responsabile locale della Compagnia di Gesù (Bergoglio fu Provinciale tra il 1973 e il ’79, la dittatura durò dal 1976 al 1983) chiese di Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/12FN2

Ithuburu ricorda anche come fu Bergoglio a rilasciare l’autorizzazione affinché Esther Ballerino de Careaga e Maria Ponce de Bianco, due madri di Plaza de Majo, assieme alla missionaria francese Leonie Douquet, fossero seppellite nella chiesa di santa Cruz dove erano state uccise l’8 dicembre 1977. «E anche questo», rileva, «è un fatto». In definitiva, secondo il presidente dell’associazione 24 marzo, «non toccava certo a Bergoglio spendersi pubblicamente in quegli anni. Non aveva ruoli di responsabilità nell’episcopato, non sedeva nella conferenza episcopale: di 33 vescovi soltanto 5 si espressero nettamente contro i crimini della giunta. Ho invece notizia del suo lavoro di mediazione per salvare vite in pericolo». Ma quello che più conta, rileva Ithurburu, è il Bergoglio di questi ultimi anni. «La sua evidente opzione per i poveri, l’uomo che viene invitato a pranzo da una comunità di base Il Sole 24 Ore –

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