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Bersani, uomo di “larghe rese”: offre al Caimano un mediocre notabile che non è riuscito neanche a farsi eleggere ma che potrà sdebitarsi con opportuni ulteriori salvacondotti

Larghe intese? Queste sono piuttosto miserabili rese al Caimano. Nella migliore delle ipotesi c’è un sì del Caimano che sceglie il candidato meno pericoloso per sé, nella peggiore c’è anche qualche garanzia strappata per garantirsi il futuro magari come “senatore a vita”, dunque tramutandosi in un intoccabile, una nuova forma di Faraone al riparo da magistrati inquirenti e Corti.

Perché il Pd – cioè il Pd legato a Bersani –  non prende in considerazione Stefano Rodotà, che peraltro è stato già Presidente del Pds, uno dei segmenti che dal Pci ci hanno condotto a questo Pd? Forse perché è stato candidato dagli elettori del movimento Cinque stelle? Su, non scherziamo.

Rodotà è indigeribile da Berlusconi, questa è la verità, un po’ come lo è per altri versi Prodi. Il Caimano sa che Rodotà non lo nominerà mai senatore a vita, sa che non farà miserabili maneggi e che  non si presterà a cose oscure, almeno non l’ha mai fatto in vita sua e non c’è ragione di pensare che lo faccia oggi ad 80 anni di età.

Ecco, il problema. Bersani quindi non lo propone perché sa che non avrebbe mai il placet del Caimano.

Ma abbiamo davvero bisogno di questo placet?

Il placet del Caimano costerà invece molto caro al Pd, a questo punto  se ne prevede una più che probabile brutta fine infausta. Possibile? Possibile.

Gli elettori sono davvero stufi. E non solo quelli che hanno votato per la compagine di Grillo.

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