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Il parroco di Dese (Ve); Niente suicidi, piuttosto rubiamo a chi si è arricchito sulla pelle dei poveri

Da TmNews questa storia da Dese (Venezia).

Invito choc del parroco di Dese: no al suicidio, rubiamo ai ricchi

Don Enrico Torta ha scritto nel bollettino parrocchiale: io per primo lo aiuterei a prendere i soldi da chi si è arricchito

Roma, 8 apr. (TMNews) – Dopo il triplice suicidio di Civitanova Marche dovuto alla crisi, il parroco di Dese, centro del veneziano, ha lanciato un messaggio choc: “Che non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva”. E’ quanto ha scritto ai suoi fedeli don Enrico Torta, parroco di Dese, nel bollettino parrocchiale, scrive la Nuova Venezia.

Don Torta, secondo il quotidiano, voleva usare un’espressione più forte: “lo aiuterò a rubare”, poi ha ritenuto di abbassare i toni dicendo “lo aiuterò a prendere i soldi”.

Sulla vicenda scrive il Gazzettino. it: per il sacerdote, “bisogna costringere i ricchi a tenere per sè quello che gli serve per vivere e il resto prenderlo per la collettività. Perché la vita di un uomo – osserva – non ha prezzo”. Secondo don Torta “oggi l’emergenza vera è il lavoro, sono cose che non stanno né in cielo né in terra, bisogna fare una rivoluzione, i politici devono mettere da parte l’orgoglio, trovare un compromesso per due anni e risollevare la nazione”.

L’articolo de La Nuova Venezia:

«Rubare per fame non è furto. È il diritto naturale primario»

Il vicario diocesano per l’Evangelizzazione, monsignor Valter Perini, difende le parole del parroco di Dese che si era detto pronto ad andare a rubare per evitare i suicidi della gente in crisi

VENEZIA. Scatenano il dibattito tra i fedeli e i sacerdoti le parole del parroco di Dese don Enrico Torta che, palrando del caso dei tre suicidi di Civitanova Marche legati alla crisi economica ha provocatoriamente commentato «che non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, e io per primo, lo aiuterò a rubare perché sopravviva».

E non si sottraggono al commento e al confronto i più qualificati esponenti della Chiesa veneziana. «È il grido di dolore di un pastore che, come ha detto Papa Francesco, ha l’odore delle pecore», spiega monsignor Valter Perini, vicario episcopale per l’evangelizzazione della Diocesi di Venezia, «il suo grido è forte ma quello di un prete non può essere che così. Il sacerdote sta in mezzo alla gente». Monsignor Perini va oltre. Cita la teologia morale della Chiesa. «Quando una persona è ridotta agli stenti può appropriarsi di un bene altrui e procurarsi il cibo necessario per vivere. Ciò che ruba non è furto, è l’applicazione del diritto naturale primario», chiarisce, «Dio ha destinato i beni della terra universalmente a tutti gli uomini. Questo è il principio primo»

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