Informazioni che faticano a trovare spazio

Shalasbayeva, promemoria in sei punti

1) Se si è appresa la vicenda Shalabayeva lo si deve in primo luogo ai suoi avvocati che invece di tirare a campare hanno protestato pubblicamente per l’espulsione. Ringrazio a nome di tutti gli avvocati Olivo, Riccardo e Federico, innanzitutto.

2) Si puo’ capire Enrico Letta che per il suo governo accetta la versione Alfano (“non ero al corrente dell’espulsione”) ma è evidente che la soluzione non sta in piedi: come possono funzionari come Giannini e Improta aver gestito questa faccenda senza ricevere direttive dal Viminale? Sarà stato il Dipartimenti di Polizia, qualcuno suggerisce. E’ incredibile, ma come si fa poi a distinguerlo dal Viminale?

3) Si capiscono di meno gli altri ministri coinvolti, che pur amando lo stesso governo come Letta però si ritrovano affiancati ad Alfano in un curioso gnorri. Reale a quanto capiamo quello della Bonino e della Cancellieri, surreale come detto in precedenza ritrovarsi però a fianco di Alfano.

4) C’è poi questa curiosa storia che il Fatto quotidiano scrive e cioè che il Consiglio di amministrazione della pubblica sicurezza ha promosso il 28 giugno in zona questori i funzionari della vicenda (Giannini, Improta) e anche quello di Ruby (Ostini), il tutto facendo fare salti incredibili di graduatoria alla faccia di altri colleghi. Anche di questo Alfano, che pare dirigesse quella seduta, non sa nulla?

5) Il Viminale intanto continua ad insufflare nella stampa la panzana che la Shalabayeva non ha comunque chiesto l’asilo politico. Fonti del Quirinale dicono…, così si legge. Nulla di più ridicolo: i suoi avvocati infatti avevano chiesto al giudice di pace al Cie la concessione dello status – erano le 11 del giorno in cui poi è scattata l’espulsione – e il giudice di pace ritenendo che a fare la richiesta dovesse essere la stessa Shalabayeva in quel momento non presente in udienza ha rinviato l’udienza stessa alle 15 di quel pomeriggio. Solo che alle 13 la Shalayeva veniva presa e portata a Ciampino, dove è stata imbarcata su un aereo diretto in Kazakistan.

6) Quando il 2 dicembre 2010 Berlusconi ad Astana lodò pubblicamente l’amico Nazarbayev, costruttore come lui di newtown (così disse), c’è chi ne sorrise. Il solito amore per i despoti, tutt’al più fu pensato. I danni creati si incominciano a vedere ora. Come quello della Shalabayeva e di sua figlia Alua. Le ultime notizie che gli avvocati hanno della donna è che sarebbe agli arresti domiciliari ad Alma Ata. Il governo manderò i nocs a liberarla?

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