Informazioni che faticano a trovare spazio

I camerieri del signore d’Arcore

Antonio Padellaro, direttore del Fatto quotidiano, stasera intervistato da Sky li ha definiti “camerieri”. Si riferiva ai ministri del Pdl che a un cenno del loro titolare ubbidiscono senza fiatare.

Questa storia dei camerieri non è nuova però chez Berlusconi. Se Padellaro evocava una figura retorica il mestiere nella sua concretezza è stato focalizzato sul serio nelle aule giudiziarie in una delle scene più hard delle seratine dell’evasore fiscale. Sentite un po’ cosa ha riferito in aula a Milano la sorella di una delle ospiti di Arcore al processo Ruby 2 il 14 dicembre 2012. Così lo ha riferito a suo tempo il  Il Fatto quotidiano:

“Scioccata e sconvolta per quello che ha visto. Chiara Danese, una delle “pentite” di Arcore, costituitasi parte civile nel processo Ruby-bis a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, dopo la cena del 22 agosto, si sentiva così. Lo ha riferito sua sorella, sentita il 14 dicembre in aula come teste. La testimone ha ricordato come diverso tempo dopo quella sera la sorella le avesse raccontato di aver visto strusciamenti e toccatine durante la cena a Villa San Martino, da cui si era poi allontanata, e come per molti mesi avesse avuto bisogno delle cure di uno psicologo per riprendersi.

“Dopo quella serata Chiara non mangiava più e passava tutta la giornata a letto. Era sotto choc – ha raccontato la sorella della Danese in aula – Quando mia sorella iniziava a raccontare di quella sera non smetteva mai di piangere, mi disse che strusciavano addosso a lui, si facevano toccare e per lei non era accettabile una cosa del genere. Quando partì l’inno del Pdl lei e Ambra Battilana non cantavano assieme alle altre e mi disse che Fede la spingeva ad alzare le mani e a cantare insieme ‘meno male che Silvio c’e’”. La sorella ha poi confermato il racconto sulla statuetta di Priapo: “Mi disse che mentre Berlusconi raccontava una barzelletta sporca entrò un cameriere con un vassoio e sollevato il coperchio spuntò una statua che aveva un grande fallo e le ragazze mimarono dei rapporti orali“.

Su Libero poi è stato riportato, a correzione di questa teste, il racconto del cosiddetto pianista di Arcore. Eccolo:

“La statua di Priapo era “una cosa simpatica con una protuberanza in stile africano e quando girò a tavola si dicevano bischerate, cioè battute come si dice in toscano”. A raccontarlo è Danilo Mariani, il pianista di Arcore, sentito come teste al processo sul caso Ruby a carico di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede. A proposito di quella serata dell’agosto 2010, Mariani ha anche detto che “nessuna delle ragazze mimò un rapporto sessuale con quella statua che era stata portata da un cameriere il cui padre lavora in Africa”.

Fin qui il Fatto e Libero. Due comunque le concordanze: il cameriere e la statuetta. Dal che dedurne che fare i camerieri ad Arcore, portando in giro cazzi, deve essere un’attività se non difficile almeno un po’ imbarazzante…Ve la immaginate l’ordinazione “Cameriere, ci porti…”.

Poveri camerieri.

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