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Adriano Olivetti e il suo “comunitarismo”

Adriano Olivetti: ogni tanto capita qualcosa di commestibile anche nei programmi Rai. E’ il caso dello sceneggiato su Olivetti, andato in onda lunedì 28 e che si conclude stasera martedì (puntata ancora non vista).

Adriano Olivetti è colto nel suo fervore democratico e utopista, che tanto piacque e altrettanto tanto lo isolò allora negli anni ’50 in quell’Italia che non era troppo incline al favorire le condizioni della classe operaia e che semmai era più vicina allo scelbismo e ai suoi crimini di piazza.

Si è parlato poco di “Comunità”, la rivista sulla quale Olivetti gestiva il suo “comunitarismo” e che a Roma aveva un ufficio in via del Tritone, con redattore subito dopo il ’48 Paolo Padovani.

Peccato, perché “Comunità” ha rappresentato allora una scelta piuttosto fuorischema e di franco socialismo che non aveva niente del nennismo allora imperante.

Restano poi di Olivetti le sue creature più schiette, come la macchina da scrivere Lettera 22, e la sua creazione ha dato ieri succo allo sceneggiato. A proposito di Lettera 22, essa contava dei veri addict. Uno per tutti, Leonardo Sciascia: ricordo di avergliene viste a casa sua nello studio ben due, una sul tavolo da lavoro dello scrittore, l’altra sistemata sotto il tavolo. Gliene chiesi conto e lui mi rispose ridendo: “Non vorrei che se mi si rompesse la macchina da scrivere ne restassi senza…”.

Ecco la Lettera 22 era allora molto più importante del computer prossimo venturo, che peraltro Adriano Olivetti inaugurò autoctonamente sul finire della sua vita stroncata all’improvviso da un malanno micidiale.

Perché ricordare Olivetti? Perché non era un eccezione isolata del capitalismo, ma perché nel capitalismo di allora c’erano anche altri uomini come lui, uno per tutti Giovanni Pirelli.  Grazie a Giovanni Pirelli infatti, già curatore delle Lettere dei condannati a morte della Resistenza, venne introdotto in Italia il pensiero di Frantz Fanon.

Insomma non tutto il capitalismo è venuto per nuocere, c’è anche chi ne ha fatto un uso apprezzabile.

Poi però, morto Olivetti, nelle sue aziende arrivò il cottimo: il salario legato alla produzione. Celebre resta, si fa per dire, una vertenza che gli operai di Massa fecero intorno al 1967 contro il cottimo per “aumenti uguali per tutti”. Per il movimento anticapitalista di quegli anni, dopo i Quaderni Rossi e verso il ’68, quella lotta fece da copione, a futura memoria. Adriano Olivetti penso ne sarebbe stato forse contento…

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