Informazioni che faticano a trovare spazio

Ecco il documento dell’agosto ’44 che prova il coraggio alla Stazione Tiburtina delle “fiamme gialle” e di Michele Bolgia, il ferroviere che spiombava i carri merci dei deportati

Il 16 ottobre sono stati ricordati anche alcuni Giusti che si sono impegnati a rischio della vita nell’aiutare e salvare ebrei. Di Giovanni Borromeo e del suo morbo di K, una malattia immaginaria ideata per mettere al riparo un centinaio di ebrei nel reparto che dirigeva all’ospedale Fatebebenefratelli dell’Isola Tiberina, ho parlato in un incontro organizzato da Felice Cipriani nella Sala Assunta dell’ospedale. Giovanni Borromeo riuscì allora a beffare i tedeschi e ad uscire vivo dalla sua brillante operazione. Sarebbe morto poi nel 1961.

Diverso invece il destino di Michele Bolgia, il ferroviere che spiombava i carri dei deportati alla Stazione Tiburtina. Bolgia fu poi arrestato il 5 gennaio del 1944 e dopo essere stato torturato in via Tasso trasferito a Regina Coeli, da dove fu prelevato il 24 marzo per essere ucciso alle Fosse Ardeatine.

A Bolgia il Presidente della Repubblica ha concesso poco tempo fa la medaglia d’oro al valore. Ieri al primo binario della Stazione Tiburtina sono starte riposizionate alcune targhe che ricordano lui, alktrti ferrovieri eroi e la data della deportazione che è avvenuta proprio lì con i carri piombati diretti ad Auschwitz.

Michele Bolgia operava con un nucleo della Guardia di Finanza, che ieri non è stato minimamente ricordato e questo non va assolutamente bene. Dagli archivi della Guardia di Finanza è uscito comunque il documento ufficiale che targato 1944 riferisce dell’attività antinazista delle fiamme gialle e di Michele Bolgia. Lo pubblico qui di seguito:

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