Informazioni che faticano a trovare spazio

Caro ministro di grazia e giustizia, le segnalo questi casi…

Caro ministro di grazia e giustizia,

evidentemente lei non conosce la situazione del detenuto J.M. che è stato ricoverato all’ospedale Pertini di Roma perché in carcere aveva ingurgitato pezzi di neon e alcune viti. E’ un tunisino, quindi suppongo che sua madre non sia nelle sue amicizie di vecchia data. Però è uno che aveva già messo in pratica atti di autolesionismo in altre carceri prima di arrivare in quelle romane. Glielo segnalo perché ora si ritrova trasferito non in una struttura protetta ma in un altro carcere, quello di Reggio Emilia dove, in condizioni psichiche probabilmente non migliorate, chissà cosa starà cercando di fare…

Segnalazione per segnalazione le faccio presente che in carcere c’è chi vive attaccato al Cipap. Cos’è il Cipap, lo sa? E’ una macchinetta che aiuta a respirare, si usa per alcune patologie gravi come quella delle apnee notturne come nel caso del detenuto D.M. ristretto a Regina Coeli dove attualmente mi consta che stia col respiratore, il Cipap, al Cdt, Centro diagnostico e terapeutico, insomma l’infermeria.

Se se ne occupa, magari si evita il disastro intervenuto appena un mese fa con Sergio Caccianti, 82 anni, invano richiedente un differimento di pena per i suoi gravi problemi cardiologici: Caccianti è finito agonizzante a morte al Pronto Soccorso del Santo Spirito. Anche in questo caso non credo che lei conoscesse i parenti del detenuto morto.

Le segnalo, signor ministro, che nelle carceri romane ci sono alcuni dializzati. Si immagina fare le dialisi tornando poi in cella? A Regina Coeli ce ne sono due, di uno le indico le iniziali, B.B., caso mai volesse fare qualcosa. In alternativa potrebbe occuparsi di un detenuto invece che ha fatto un trapianto di fegato e che ora sta subendo il rigetto, sempre restando al panorama carcerario di Regina Coeli. Anche di lui fornisco le iniziali: L.G. Del resto nelle carceri romane ci sono altri trapiantati.

Come vede, signor ministro, le sto facendo dei casi concreti, limitandomi solo alle carceri romane dove peraltro ci sono oltre tremila detenuti. Mai sentito parlare, visto il suo interessamento per i detenuti che non mangiano, di B.B., un cittadino mongolo che ha effettuato ben due mesi di sciopero solitario della fame? E’ uno che è dentro per un furto in un outlet. E’ ancora in carcere con i suoi problemi.

Caro ministro, se passa per Rebibbia si faccia portare infine nel reparto che è stato aggiunto per ospitare detenuti amputati, detenuti in carrozzina ecc ecc. Chissà che non le venga qualche ispirazione poer una telefonata al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria…

Sperando che lei resti al suo posto, io mi auguro che non abbia esitazioni nell’occuparsi (per quel che potrà fare) di questi casi molto concreti di detenzione piuttosto, come dire?, incompatibile col carcere. O no?

Distinti saluti,

Paolo Brogi

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