Informazioni che faticano a trovare spazio

Grillo, già comico, ora odia i giornalisti. Ma non fa ridere nessuno

Ma che volete che ne sappia Beppe Grillo, cresciuto nei camerini della Rai, dei giornalisti e del giornalismo?

Solo Dario Fo può nella sua personale banalizzazione del problema pensare che Grillo non scriva di persona quel che lancia come fatwa dal suo blog.

No, caro Dario, fai piuttosto male a non considerare come farina del suo sacco quegli attacchi ai giornalisti. Sì, lo sappiamo che sono ben oltre venti a lavorare al suo blog, forniti da quel ricciolone che lo accompagna. Ma per Grillo l’argomento giornalisti non è affatto nuovo, ricorre da tempo nelle sparate del capo dei cinquestelle. E’ un chiodo fisso.

Grillo non è poi neanche isolato in questo.

Appartiene a una categoria molto affollata di politici che hanno sempre storto il naso, e fatto pure di peggio, nei confronti dei giornalisti.

Berlusconi è uno che in conferenza stampa si permetteva di dire a una giornalista del Tg3: “Ma lei come si presenta? Come è vestita?…”.

Navarro Vals, factotum opus dei del precedente papa, amministrava la sala stampa del Vaticano come il suo serraglio. A te do la parola, te neanche ti vedo ecc ecc.

Il portavoce del capo della polizia che non c’è più è uno che – ricordate la morte di Sandri? – amministrava le conferenze stampa tipo quella fatta ad Arezzo per il laziale ucciso chiudendo drasticamente a ogni domanda. In questa conferenza stampa niente domande. Neanche fossimo in Bulgaria.

Alemanno sindaco a un certo punto della sua fantastica carriera aveva dato ordine di non rispondere più ai giornalisti di Repubblica. Toh.

Il più fantastico di tutti, anni fa, era il capo della Rai, tale Biagio Agnes. Lui non parlava con i giornalisti, mai. Per forza, conosceva malamente la lingua italiana, se la cavava solo in avellinese, dialetto che condivideva con chi l’aveva messo lì.

Ogni giorno in Italia qualche cronista viene minacciato, oltraggiato, a volte percosso, perfino ucciso. Non ci credete? Leggete le segnalazioni che Alberto Spoampinato, fratello di un giornalista ucciso dalla mafia, fa su “Ossigeno per l’informazione”.

L’altro giorno, sotto casa di Berlusconi, uno di Servizio pubblico si è preso un cartello con la croce celtica in testa. Ecc ecc:

E poi c’è sempre quel lungo elenco di giornalista ammazzati, dalla mafia e non solo.

Grillo potrebbe rileggersene le storie. Che fatica, eh.

E’ più facile arringare i suoi dicendo: “Zitti, ci sono giornalisti in giro…” (giugno 2013).

Perché non va a vedere la povera Mehari di Giancarlo Siani?

Dicevo: Grillo mica è il solo.

Anche a sinistra c’è sempre stata una forte e ben radicata uggia verso i giornalisti.

La telefonata di Nichi Vendola ad Archinà dimostra se non altro una completa “estraneità” al mondo dell’informazione.

Il fastidio della stampa: è una merce che accomuna parecchi rappresentanti della politica.

Il fastidio di rispondere alle domande: idem come sopra.

E poi c’è sempre l’arma della querela, per diffamazione.

Una legge che non ha eguali nel resto d’Europa ha spianato la strada alle diffamazioni. Che rischio hanno i presentatori di questi esposti contro i giornalisti? In pratica nessuno.

All’estero se una querela viene archiviata e il giornalista ne esce vincente, sono guai per chi l’ha presentata. Come minimo deve pagare. In Italia no: il gip archivia e il giornalista non ha una rivalsa automatica. Nulla. Se vuole può controquerelare. Ma chi lo fa?

Questo è il mondo in cui ci muoviamo. Grillo vorrebbe perfino peggiorarlo. Eh no, caro commediante uscito dai camerini del Teatro delle Vittorie. No.

L’informazione è una cosa troppo seria per subire i suoi editti.

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