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Mani pulite in Turchia: 52 arresti, tutti legati all’Akp di Erdogan. Che liquida 37 dirigenti di polizia colpevoli di aver indagato

Turchia, una nuova resa dei conti. “Mani pulite” oltre il Bosforo, 52 arrestati compresi i figli del ministro dell’Interno e dell’Economia, oltre al presidente della banca pubblica Halbank. Tutti vicini all’Akp, il partito del premier Erdogan. Dopo Gezi Park un altro grosso scossone in Turchia. Il governo intanto ha reagito con la rappresaglia, colpendo 37 dirigenti di polizia colpevoli di aver indagato. Ecco cosa scrive corriere.it:

“Un’inchiesta «Mani pulite»scuote la Turchia. 52 persone sono state arrestate e tra loro i figli di alcuni ministri, poi amministratori locali e Suleyman Aslan, direttore generale della banca pubblica Halbank. Tutti vicini al partito islamico Akp del premier Recep Erdogan. L’inchiesta, ovviamente, rischia di avere un forte impatto sul governo, già sotto tiro per la dura repressione contro i dimostranti al Gezi Park. Messo nell’angolo, l’esecutivo ha reagito colpendo chi ha osato indagare: 37 alti dirigenti della polizia sono stati sollevati dall’incarico «per abuso di potere». Vendetta che naturalmente ha alzato il livello dello scontro.

Il caso è esploso due giorni fa con la grande retata, atto finale di un lavoro investigativo piuttosto lungo. E gli agenti hanno messo le manette anche ai figli dei ministri degli Interni, dell’Economia e della Pianificazione. Durante le perquisizioni sono state trovate ingenti somme di denaro: Suleyman Aslan, ad esempio, nascondeva 4,5 milioni di dollari nelle scatole di scarpe. L’indagine ha poi aperto un fronte internazionale. Alcuni degli indagati avrebbero aiutato l’Iran ad aggirare l’embargo internazionale trafficando in oro e valuta. Una conferma di come Teheran usi i canali turchi per far fronte ad una situazione difficile.

L’opposizione è andata all’offensiva denunciando il «sistema di affari» illegali ed ha rilanciato le voci che non escludono un possibile coinvolgimento del figlio del premier. Il capo del governo, come era prevedibile, ha denunciato un «complotto», una manovra ispirata dagli avversari. In questo campo ci sarebbe il movimento islamista Hizmet, guidato da Fethullah Gulen, un predicatore piuttosto influente che risiede da tempo in Pennsylvania. Il suo gruppo ha scuole private, svolge assistenza sociale e medica, ha interessi nei media, conta su buoni agganci tra forze di polizia e magistratura. Per molto tempo alleato dell’Akp, si è poi progressivamente allontanato. E i rapporti sono definitivamente esplosi dopo che le autorità hanno ordinato la chiusura dei centri di istruzione del movimento. Per gli osservatori la partita non è per nulla chiusa e l’indagine «Mani pulite» potrà avere altri contraccolpi. Politici e giudiziari”.

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