Informazioni che faticano a trovare spazio

Vigna Iacobini, il crollo del palazzo a Roma nel ’98, con 27 morti. Le quindici famiglie superstiti alle istituzioni: “Ci state prendendo in giro”

Vigna Iacobini: erano le tre di notte del 16 dicembre del 1998 quando al Portuense, a Roma, un palazzo alto cinque piani si sbriciolò uccidendo 27 persone tra cui sei bambini.

Per quattro anni un processo, poi l’appello, poi la Cassazione che rinvia a un nuovo appello e infine il risultato: dei quattro imputati, due dei quali morti nel frattempo, e uno prosciolto via facendo, non ne era restato che uno e anche per lui ecco l’assoluzione.

Questo per il ramo giudiziario.

Poi c’è la parte istituzionale che riguarda il Comune. Alle quindici famiglie coinvolte nel crollo, titolari a tutt’oggi del terreno su cui sorgeva la palazzina che non c’è più (una buca ridotta da anni a un luogo di erbacce e piante spontanee) , il Comune non è riuscito ad offrire una soluzione “casa”. Nel senso che i quattro sindaci che si sono succeduti da allora non sono riusciti a sanare questa ferita.

I familiari, riuniti in un comitato, dicono oggi di sentirsi presi in giro.

Hanno prospettato varie soluzioni, hanno ricevuto assensi verbali, il risultato però è nulla.

Lunedì 16 dicembre, nell’anniversario del crollo, hanno convocato una conferenza stampa. Chiedono al sindaco Marino di risolvere il contenzioso.

Alle 18 poi alla Sacra Famiglia tengono una cerimonia religiosa in memoria dei loro cari. Poi andranno a pregare un po’ di fronte a quel buco pieno di erbacce.

Anche questa è Italia.

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