Informazioni che faticano a trovare spazio

No ai carri armati di Putin in Ucraina

Il ritorno della guerra fredda. Ci siamo, forse? L’Ucraina tiene a battesimo il grande dietrofront dopo gli anni della distensione?

Chissà. Però intanto l’imbelle Europa può oggi fare la differenza, già la fa.

Se non siamo già finiti dentro la nuova guerra di Crimea è per la semplice ragione che oggi c’è l’Unione Europea.

Dovremmo ricordarlo ai tanti euroscettici o peggio, ai sognatori della fine dell’euro e dintorni. L’Europa in questo momento, per quanto forse incapace di vera iniziativa, fa comunque oggettivamente da freno alla precipitazione della crisi e all’ordine sparso conseguente.

Naturalmente c’è l’Europa e poi ci sono i suoi abitanti, compresi i filorussi di vecchia e nuova generazione.

Così la Russia sta utilizzando ciò che resta in Occidente del fascino perverso dell’ex Unione Sovietica.

Cioè la Russia conta sul tacito consenso filorusso, eredità purtroppo piuttosto diffusa di una complicità che a lungo è sopravvissuta nella sinistra di vari paesi compresa quella italiana. Cordoni ombelicali mal gestiti e mai del tutto recisi.

Morale, c’è ancora in giro parecchia gente che guarda con fairplay a un gerarca come Putin. E che quindi tace di fronte alle sue iniziative imperialiste. Sono i nipotini dei “carristi” degli anni ’60. Arrivano però fuori tempo massimo.

Dicono quasi a giustificazione, che cosa c’è nelle piazze ucraine, se non fascisti e nazisti?

Vorrei solo ricordare il triste precedente del 56 e del 68, quando le stesse accuse venivano rivolte agli insorti ungheresi e alla primavera cecoslovacca. Fascisti.

Non che i fascisti e i nazisti manchino oggi nelle piazze rumene, ma non sono certo la maggioranza. In ogni caso chi autorozza Putin a fare lo sceriffo pro domo sua? La duma che gli dice sì? Un po’ poco, in questo mondo.

Aveva comunque ragione nei giorni scorsi Prodi quando  – dalle colonne del NYT – esortava a discutere subito con Putin: era una mossa chiamiamola preventiva, che andava fatta e non è stata fatta. E ora?

Non  resta che opporsi all’aggressione di Putin, in conclusione il minimo da fare: no alla normalizzazione di Putin, con le autoblindo e i carri armati. La Russia ci propone uno scenario già visto, inaccettabile ieri come oggi. Coraggio, l’Europa riunisca i suoi ministri e si dia da fare. Gli euroscettici se ne stiano un po’ zitti in disparte, non è il loro momento. Su, salviamo l’Ucraina da una nuova guerra di Crimea. Non ci sono più i La Marmora da mandare con i bersaglieri a Sebastopoli.Tempo scaduto..

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