Informazioni che faticano a trovare spazio

La Grande Guerra, il racconto di quanto fu spietata è ancora da fare. Riflessione dopo la visione di “Uomini contro” pensando anche al libro che ho appena pubblicato…

“Uomini contro”. Più che Volonté è il generale Leone-Alain Cuny a tenere banco. Col suo spudorato militarismo, le decimazioni come metodo di comando, i comandi forsennati.

Fa impressione questo generale che impersona lo spirito Cadorna, quel decimatore di poveri contadini che solo grazie a Caporetto l’Italia poté mandare a casa sostituendolo con Diaz.

Il film di Francesco Rosi  causò al regista parecchi problemi alla sua uscita. L’Italia che ama le sfilate e i militari mal tollerò che la verità sull’orrenda carneficina del 15-18 venisse portata sullo schermo. Eppure era la verità.

Oggi la Grande Guerra appare un po’ a tutti un inutile massacro, ma sono passati cento anni nel corso dei quali è stato sempre difficile avvicinarsi a questa materia.

Quando ho scritto “Eroi e poveri diavoli della Grande Guerra” ho pian piano messo a fuoco quello che con fatica pochi storici e qualche giornalista avevano cercato di fare. Pensate, il libro di Enzo Forcella sui plotoni di esecuzione e le condanne a morte è uscito solo una ventina di anni fa. E la vicenda allucinante di decine di migliaia di soldati finiti nei manicomi e liquidati con orribile gergo che è restato nella lingua come “scemi di guerra”  è ancora tutta da scoprire: nel mio libro c’è la ricerca che ho abbozzato tra i soldati ricoverati e  schedati dell’ospedale psichiatrico di Cogoleto (Genova), in qualche altro libro appena uscito (Si ammalò di testa) o in procinto di uscire come la tesi di dottorato di Ilaria La Fata sul manicomio di Colorno si fanno analoghe ricerche, una decina di anni fa la storica Bruna Bianchi se ne è occupata con accuratezza, però la storia di queste decine di migliaia di pazzi da guerra è ancora tutta da realizzare.

Analogamente vengono fuori barbagli assai inquietanti su questa o quella figura, come Padre Agostino Gemelli – a cui è stato perfino dedicato l’ospedale cattolico più importante d’Italia – che ha scritto e teorizzato pagine agghiaccianti non tanto di militarismo cieco quanto di collaborazione attiva alla carneficina di massa ideando soldati automi privi di volontà più facili così da mandare al macello. Agghiacciante. Ne parlo nel capitolo finale del mio libro, “Eroi e poveri diavoli della Grande Guerra”. IE oltre eroi e poveri diavoli ci sono anche i feroci carnefici. Ricordiamocelo in questo centenario

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