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Genova, Valeria Gandus: “Nella mia carriera di giornalista mai mai mi era successo di incontrare vittime che diventassero improvvisamente carnefici…”

Intervento di Valeria Gandus all’iniziativa per Mauro Rostagno a Palazzo Ducale di Genova il 28 novembre 2014. Alla fine dell’intervento Valeria Gandus ha letto la lettera inviata da Chicca Roveri (il testo in un altro post):

Grazie a Genova, grazie al sindaco, grazie a chi si è impegnato per ricordare Mauro Rostagno con questa bella iniziativa. Sono onorata di partecipare a questo incontro e, soprattutto, di rappresentare qui Chicca Roveri che mi ha chiesto di leggere un breve testo che  ha voluto mandare a tutti voi in questa importante occasione.

Prima, però, in questi giorni in cui si celebra la giornata contro la violenza sulle donne, vorrei dire due parole su di lei e su sua figlia Maddalena.

Due giovani donne – Maddalena poco più che una bimba, aveva solo 15 anni – che un giorno di 26 anni fa si vedono ammazzare compagno e padre dalla mafia.

Una certezza, quella dell’omicidio mafioso, per i primi inquirenti e per chiunque conoscesse il territorio e, soprattutto, Mauro, il suo lavoro a RTC.

Ma a quella prima terribile violenza, la perdita del loro caro, se ne aggiunse quasi subito un’altra: le indagini passarono quasi immediatamente di mano passando dalla polizia ai carabinieri, e la pista mafiosa venne abbandonata la pista mafiosa. Le indagini, se così si possono chiamare, languirono a lungo finché, otto anni dopo fu imboccata una nuova pista, che andava in tutt’altra direzione.

Nella mia carriera di giornalista ho visto e raccontato molte storie dolorose, ho incontrato molte vittime e qualche carnefice, ma mai mi era successo di incontrare vittime che diventassero improvvisamente carnefici.Questo è quanto è successo a Chicca: non bastava vedersi ammazzare il compagno amatissimo e assistere a indagini palesemente mal fatte, inconcludenti. A otto anni dall’agguato, una mattina del 1996 Chicca viene arrestata con l’accusa di aver ordito, per motivi di denaro e gelosia, insieme a complici interni alla comunità Saman, l’omicidio di Mauro. Con tante scuse alla mafia.

Ora, immaginate questa due donne – nel frattempo Maddalena aveva compiuto ventitré anni – precipitate nell’abisso. Io non ho bisogno d’immaginarlo: incontrai Maddalena per un’intervista, mentre sua madre era in carcere. Era andata da poco a vivere da sola in una casa giovane e allegra e colorata e ora si trovava sola ad affrontare le accuse e il dileggio di sua madre che lei sapeva innocente. Quella prima volta mi aprì il cuore e i cassetti, dai quali tirò fuori fotografie e ricordi della famiglia felice che era stata la sua.

Io l’ascoltavo e prendevo nota. Finché a un certo punto non ce la feci più e mi misi a piangere, cosa davvero poco professionale, e a momenti era lei a consolare me.

Com’è noto, Chicca fu quasi subito scarcerata e in seguito ritenuta totalmente estranea al delitto. Ma che significa “poco dopo”? Due settimane in carcere con quell’accusa, i giornali che andavano a nozze con quella storia inventata, la solita storia di corna tirata in ballo tante volte per coprire i delitti di mafia. Sola con il marchio di traditrice  e assassina, pensando a quella figlia senza più padre e chissà, da domani magari anche senza più madre. E, fuori, Maddalena, sola anche lei di fronte a quella montagna d’immondizia rovesciata sulla sua famiglia.

Certo, Chicca fu scagionata, le famose “piste interne” alla comunità o, a scelta, Lotta continua (anche di questo si parlerà più avanti) caddero. Ma all’onore restituito non fece seguito la verità sulla morte di Mauro.

Ci sono voluti ancora anni, tanti, per imboccare finalmente la pista ovvia, cioè quella mafiosa, per arrivare a un processo, a degli imputati. E questa è un’altra violenza, perché il cammino verso la verità è stato ostacolato proprio da chi quella verità doveva perseguirla. Come ha detto Maddalena, il processo è stato un miracolo, un regalo per lei e sua madre. Ma anche lì, in quel l’aula di giustizia di Trapani, gli avvocati difensori degli imputati non hanno risparmiato altri affondi riesumando l’antica pista interna, le corna, un doloroso episodio legato all’adolescenza di Maddalena.

Ma loro, queste due donne, sempre lì, forti e impassibili ad aspettare e a sperare che giustizia venisse fatta. È così, finalmente, è stato. Anche se nessuno potrà mai risarcirle della perdita e delle offese che hanno subito.

(nella foto di Andrea Brogi: Valeria Gandus a destra accanto a Maddalena Rostagno e a Bruno Piotti, coordinatore dell’evento)

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