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Claudio Cianca

Claudio Cianca e quel suo feltro intesta per arringare gli edili. In quella foto c’è tutto il dopoguerra e lo spirito di quella Roma che risorgeva dal fascismo.

Se n’è andato alla bella età di 102 anni. Spirito combattente aveva fatto parte dell’Anppia a lungo, ma prima era stato antifascista e carcerato, sindacalista degli edili Cgil, parlamentare del Pci.

Aveva messo una bomba in poiazaa San Pietro, rudimentale, per fare rumore contro il fascismo. L’avevano preso e condannato a 17 anni, era finito a Civitavecchia e lì ne aveva scontati 10.

Alla Liberazione si trovò in piazza dell’Esquilino, lì dove c’è oggi l’ambascista argentina. Gli edili stavano per linciare un gruppetto di fascisti, spauriti. Fascisti qualunque. Cianca si frappose e disse più o meno: “Ma dove eravate voi quando c’era da combattere il fascismo? Su, indietro…”.

Aveva salvato quei fascisti, Cianca era un uomo generoso e onesto.

Ho avuto il piacere di registrare le sue opinioni per il corriere, in alcune occasioni. In una mi aveva raccontato questa storia degli edili e dei fascisti. L’aveva fatto ridendo, in fondo era una cosa che ispirava allegria.

Alle elezioni, nel collegio di Roma, era arrivato secondo, prima c’era solo Togliatti. Gli edili, anche quelli che lui aveva rimbrottato e forse soprattutto quelli, sapevano chi era. Già, allora a Roma c’erano tanti, tanti edili ed erano tutti di sinistra. Grazie a uomini come Claudio Cianca.

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