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Roma: prima il programma, poi i candidati…Ce lo chiede anche Il gabbiano. Qualche spunto per discutere di annosi problemi…

Condivido il punto di vista di Walter Tocci, senatore ed ex vicesindaco di Roma, che oggi ha scritto nel suo blog: prima i programmi, poi i candidati.

Non basta aver fatto uno sciopero della fame, per arrivare poi a una legge davvero pericolosa come l’Italicum, per ritenersi sindaco in pectore di Roma.

Non basta neanche essere usciti dal Pd e aver lanciato una ristretta coalizione di sinistra per considerarsi candidati.

Ecc ecc.

Gabbiano

 

Peraltro abbiamo avuto un sindaco che ha avuto il pregio di gettarsi in un’avventura come la chiusura dei Fori senza neanche farsi sfiorare dall’idea di quello che stava promuovendo. Improvvisazione mediocre, tesa a scontentare tutti e a creare ulteriori problemi. Eppure Marino aveva messo quel punto nel suo programma, certo, ma con chi ne aveva discusso e concertato? Con nessuno, neanche con gli archeologi solo per fare un esempio…

Quello precedente poi, uomo del centro destra, dovrà rispondere in un’aula del Tribunale delle sue attività. Dunque siamo lì su un terreno del codice penale.

E ora? Abbiamo un commissario che come ha mostrato una sintetica inchiesta dell’Espresso ha trasformato il Campidoglio in un monocolore Ncd. E la città in una situazione in cui scompaiono gli asili nido con le loro maestre a vantaggio di un degrado di cui il gabbiano col grosso sorcio in bocca è una triste quanto orribile immagine

.

Direi dunque che occorra ripartire dal gabbiano.

Che cosa ci manca dunque? Un candidato? Direi che innanzitutto manca un programma. Il campo è vasto, si va dall’urbanizzazione alla cultura. Ma solo per fare un paio di esempi sappiamo tutti quali sono i campi cruciali: trasporti e rifiuti. Partiamo da lì…

Prima però ricordiamoci anche che senza un vero spoil system (cambio di nomenklatura nell’amministrazione…) e senza un riequilibrio di poteri tra Comune, Municipi e Città metropolitana non si andrà lontani.

Come introdurre questi cambiamenti preliminari? Già questa è una bella discussione di programma…E poi?

 

Come spostarsi dunque a Roma senza diventare pazzi?

Solo delle linee “leggere” di superficie ci possono far uscire dall’impasse. Lo stesso Tocci l’aveva suo tempo chiamata cura del ferro, ipotizzando linee tranviarie che non imponessero scavi archeologici ecc. E’ un’idea, tante linee 8, è ancora fattibile?

In tutta Europa poi sui mezzi pubblici l’evasione dei biglietti, che a Roma trionfa, è efficacemente contrastata dal fatto che  sugli autobus si sale solo dalla porta anteriore e si è controllati dall’autista (a cui si paga il biglietto o che verifica il possesso di tessere, abbonamenti ecc). Perché non fare lo stesso a Roma?

Taxi: possibile che in una città come Barcellona ci siano quasi 20 mila taxi e a Roma si continui a subire questa tragica lobby con poco più di cinquemila licenze?

 

Come smaltire poi i rifiuti senza vedere mucchi di immondizie indistinte addossate ai muri e ai cassonetti? Facendo davvero dovunque una raccolta differenziata senza permettere ai furbetti (come ristoratori e commercianti che continuano a depositare per strada anche in pieno centro storico la loro indifferenziata) di fare ciò che vogliono. Si usino i sanzionatori.

E infine l’Ama recuperi i 200 milioni di euro annui che gli evasori le sottraggono ( un quinto del budget…): come? Chiedendo aiuto alla Guardia di Finanza per un accertamento definitivo sulle utenze. Con i 200 milioni recuperati si possono fare parecchie cose…

 

Poi a briglia sciolta ecco cosa mi viene in mente: tutti questi dehors orribili degli esercizi pubblici che si vedono in città vengano trasformati in strutture pianificate e pagate all’amministrazione, con un piano che ne riduca l’impatto, valorizzi la bellezza, porti soldi nelle casse e faccia di Roma quello che esiste nelle altri capitali europee (le brasseries di Parigi non sono un esempio?).

E’ stato fatto con i chioschi dei giornalai, perché non farlo con i locali pubblici (tenendo conto della viabilità e del decoro urbano)?

 

Inflazione e prezzi: il Comune può fare qualcosa. Ad esempio istituire forme di segnalazione sulla politica dei prezzi in alcuni generi di prima necessità: ad esempio, perché non segnalare settimanalmente cinque distributori di benzina con i prezzi più bassi in città? (dove questo è stato fatto si è creata una sana concorrenza a tutto vantaggio dei consumatori…).

Lo scambio e il riciclaggio sono praticati oggi in numerose situazioni, che non godono però di adeguata segnalazione. Il comune che cosa può fare in merito? Le ipotesi che si affacciano sono molteplici (farmacie ecc)…

Un tetto dei prezzi poi per chi vuole esibirsi in questa città usufruendo del fatto di usare Roma come fondale: il Comune può impedire le speculazioni e favorire una politica dello spettacolo più adeguata ai tempi della crisi.

 

Mi fermo qui per non mettere troppa carne al fuoco. Ho fatto solo qualche esempio. E tanti altri se ne possono fare. L’obiettivo sia un programma, appunto, per non ritrovarsi a supplire col solito panorama di faccine più o meno conosciute.

 

 

 

 

 

 

 

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